Limiti
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 807
Era una forza spaventosa e irriducibile, quella che portava via Marianna, era come quella che una notte aveva devastato la casa dei suoi antichi padroni: la forza stessa del destino.
p. 815
Ma davanti a Marianna, pallida e ferma appunto come una morta, sentivano entrambi che ogni dolore, ogni ribellione era inutile. E questa era la cosa più terribile: l'impossibilità di combattere.
Tuttavia nella sua impotenza, l'uomo cominciò a fremere: gli pareva d'essere legato, sì, di essere vinto; ma c'era gente forte ancora, nel mondo, che poteva aiutarlo.
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laquo; Forse oggi verrà,» e d'un tratto il giorno tetro le si apriva davanti come una conchiglia scabra con dentro la perla della speranza. Ma le ore passavano invano e al cadere della notte anche su di lei il dolore come l'inverno sulla terra rigettava il suo cappuccio nero.
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Egli la guardò dal basso, supplichevole, come dal fondo di un abisso, aspettando soccorso: ma gli occhi di lei erano lucidi, rossi come se avesse pianto sangue, e nel fissarlo scuoteva la testa e pareva dicesse: «Adesso è troppo tardi.»
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Ma le belle fra le belle, le cinque fanciulle sole non venivano e Marianna, sola nel suo angolo riserbato alla gente in duolo, provava più che mai un senso di solitudine, di esilio dalla comunità delle altre donne.