Limiti
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 166
Lo dica pure ai miei nemici; io sono tornato per dar loro lo spettacolo della mia miseria. Se questo può destare nel loro cuore un palpito di pietà, se essi, nel loro intimo, possono dire a loro stessi: "noi siamo ingiusti, bisogna ravvederci!..." ebbene, prete Defraja, la mia sventura non sarà stata inutile, ed io benedirò il Signore che per mezzo del mio affanno ha ancora una volta toccato il cuore dell'uomo.
p. 172
- Io ci sono nato... La polvere del nostro corpo tende a ritornare al mucchio donde è venuta.
p. 172
Che cosa è, in fondo, la nostra malinconia, la nostra incessante inquietudine? Noi tendiamo a ritornare alla terra donde siamo venuti.
p. 181
A volte la sua voce era lontana e supplichevole: voce che implorava, che narrava una storia triste e domandava pietà, aiuto, conforto: nessuno l'ascoltava e allora la voce si avvicinava, diventava ardita, ripeteva la stessa storia, ma con accenti gagliardi, e domandava giustizia: nessuno rispondeva, nella sera verdastra che copriva di veli lividi il misterioso paesaggio: e per un attimo la voce taceva, come sbalordita che al mondo non esistesse più giustizia né pietà; ma dopo qualche momento di silenzio profondo si levava un urlo di minaccia, seguito da lunghi gridi di vendetta, da fischi diabolici, da risate clamorose.
p. 184
L'uomo di queste montagne è ancora un primitivo e se gli riesce di rubare una capra e di mangiarsela coi suoi compagni o con la sua famigliuola se ne compiace come di una piccola impresa andata bene. Anche a lui, il giorno prima o la settimana prima, è stato rubato un capretto: perché non dovrebbe rifarsi?