Limiti
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Marianna Sirca
Grazia Deledda
p. 848
Non ti ho detto che quei tre di un anno fa sono venuti ancora a cercare Simone, e lo hanno lusingato, adulato, e il più giovane, Bantine Fera, ha riso sapendo Simone innamorato, ed ha sputato in segno di disprezzo sapendo che Simone voleva sposarsi in segreto e presentarsi al giudice. Ecco perché Simone ti lascia: perché ha vergogna di amare.
p. 849
S'era accucciato sopra le rocce, per spiare il ritorno di Costantino, e ricordava l'alba del suo ritorno dalla Serra; e cercava di non pensare a Marianna, poiché pensare a una donna per cui si deve perdere la propria libertà. Bantine Fera diceva ch'era debolezza; e anzi gli pareva di serbarle rancore, di odiarla quasi; come s'ella avesse conoscenza di un delitto commesso da lui, e pure di lontano, pure amandolo, lo dominasse e anche lei lo ritenesse debole e spregevole.
Poi il pensiero e il desiderio di lei lo riassalivano.
Ma allora la sua irritazione cresceva. Era scontento di sé: gli pareva d'essere diviso in due parti, e una seguiva Bantine Fera nelle sue imprese guerresche, nella conquista del denaro e della roba altrui, nell'ebrezza felina di sfuggire agli agguati; e l'altra continuava nei suoi pensieri d'amore e di dolore, era ai piedi di Marianna e piangeva sulle ginocchia di lei, e di questo dolore e di questa umiltà si formava la propria gioia.
p. 854
Marianna finalmente si scosse: le era parso di sentire, tra il fragore dell'uragano, un passo che il suo cuore si ostinava ad accompagnare col suo palpito. E s'era fatta rossa, dapprima per il turbamento, poi per la vergogna del suo turbamento.
p. 856
- Tu non mi vuoi rispondere! Altre volte però mi hai risposto. Vile, a me? Che ti ho chiesto, io, perché sia un vile? Ti ho chiesto i tuoi denari, forse? La tua roba, ti ho chiesto? O ti ho chiesto la tua persona? Ti ho chiesto solo amore, e amore tu mi hai dato; ma anche io ti ho dato amore; siamo pari; ci siamo scambiati il cuore. Ma tu volevi di più, da me: volevi la mia libertà e questa non te la do, no, perdio, perché la devo ad altri, prima che a te, la devo a mia madre, a mio padre, alle mie sorelle... Vile, a me? -, riprese rauco, delirante di rabbia per il silenzio di lei. - Eri tu che mi volevi vile; tu, che volevi farmi andare in carcere, tu che volevi legarmi a te come un cane al guinzaglio... Tu...
p. 857
Allora la vita parve tornare in lei; arrossì e non ritirò la mano ch'egli le stringeva forte, ma disse piano, con voce calma: - Ma questo tu lo sapevi bene; e se io ero ricca davanti a te povero, tu eri povero davanti a me ricca...
Anche lui arrossì: inghiottì la saliva, con disgusto, come inghiottisse un boccone amaro, e scosse la testa.