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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Storia

Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1945

Cenere

Grazia Deledda

p. 90
- E dunque, come sapete queste storie?
- Si raccontano, diavolo! La storia della Regina Ester l'ho udita da tua madre, e quella del Re da Pera Sa Gattu...

storia

p. 132
Zia Varvara raccontava. Confondeva le leggende del castello di Burgos con le leggende del castello di Galtellì, mischiava ricordi storici, diventati oramai tradizioni popolari, con avvenimenti accaduti durante la sua lontana infanzia. - E i nuraghes, poi! Quanti tesori nascosti! Sai, quando i mori venivano in Sardegna per rapire le donne e gli armenti, i Sardi nascondevano le monete nei nuraghes.

contatti con altri paesi, leggende, storia

Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941

Colombi e sparvieri

Grazia Deledda

p. 170
Tu sai cosa vuol dire vincere in questo paese: altro che Don Chisciotte ci vuole, ci vuole Napoleone.

riferimenti letterari, storia

p. 280
Alcune donne aspettavano d'essere ricevute dal Commissario per domandargli la revoca di un editto col quale egli proibiva che nelle strade del paese si lasciassero liberi, come per lo innanzi, maiali, capre, asini ed agnelli; una di loro, una vedova imponente dal forte profilo maschio, con la testa avvolta da una benda e con un rotolo di carta in mano come nei ritratti della grande Eleonora d'Arborea, diceva con sussiego ironico:
«Se missignoria il Commissario terrà l'ordine che non passino animali, nella strada non si vedrà più nessuno».

flora e fauna, storia

pp. 330-331
Io ho visitato il palazzo ducale di Mantova cinque anni or sono. Sì, proprio cinque anni or sono; cosa crede, ch'io sia giovane? Son vecchia, prete Defrà: se no, non mi farei accompagnare da un uomo pericoloso come lei! Sì, ricordo la sala del Paradiso, dalle cui vetrate si vede il lago melanconico come uno stagno. Mi ricordo: era d'autunno; attraverso i canneti gialli salivano piccole nubi rosse che mi sembravano fenicotteri, i bei fenicotteri vermigli consacrati al sole... Poi ricordo la sala da pranzo coi grandi fiumi rappresentati da vecchioni incoronati di giunchi... e la galleria degli specchi, e il letto di Napoleone, simile al letto di tanti altri piccoli uomini sconosciuti; e la camera dell'Imperatrice con le pareti coperte da un velo finto; e le salette di Isabella col ritratto di lei sullo stipite dell'uscio... Ma il palazzo del T m'ha fatto più impressione del palazzo ducale: è ancora più abbandonato, più triste, ma d'una tristezza solenne. Guarda su una peschiera vuota, su un giardino desolato, pieno di qualcosa di tetro, di più tetro dell'acqua morta di certi stagni; pieno di ricordi! In fondo c'è una grotta con stalattiti che non splendono più, con una fontana che non dà più acqua; e sulle pareti delle sale, nel palazzo, cavalli enormi e giganti che hanno la fisonomia bonaria dei mantovani moderni, viso rosso, occhi chiari, capelli e baffi rossicci, labbra grosse e fossetta sul mento, s'agitano in una lotta che dura da secoli ed è sempre tanto grandiosa quanto vana..

arte, colori, flora e fauna, italia ed europa, storia

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