Giuseppe Dessì
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 7
Il ragazzo tirò fuori dalla tasca la fetta di pane bianco, la spezzò, e lasciò che Zurito prendesse i pezzetti dal palmo della mano.
p. 8
Quasi ogni volta che il bambino andava da Don Francesco, Sofia mandava qualcosa: una primizia dell’orto o del frutteto, o un dolce, o una scodella di minestra calda fatta come piaceva al vecchio, o un tegame di migiurato o gioddu, una specie di yogurt molto in uso in Parte d’Ispi.
p. 8
ldquo;«Se aspettavamo te, stavamo freschi»
p. 9
Ogni volta che andavano insieme a Balanotti, l’avvocato faceva bere Zurito all’abbeveratoio di Lacuneddas.
pp. 9-10
Orfano di padre, Angelo non aveva nessuno che gli facesse regali, all’infuori dell’avvocato; anzi i parenti avevano cercato di portargli via con la frode qual poco che il padre, Giuseppe Uras, gli aveva lasciato morendo: una casa a Norbio e alcuni iugeri di terra in pianura, nella regione detta Acquacotta, a causa di una sorgente di acqua termale.