Giacinto Satta
Sassari, Tipografia della Nuova Sardegna
Il tesoro degli angioni
Giacinto Satta
p. 100
#822; ...nel fondo di questa cantina all’angolo estremo di sinistra... – aveva detto egli: [...] era laggiù che avrebbe scoperto la larga pietra nera che dava adito al ripostiglio delle armi e del denaro già destinato agli Angioini.
p. 101
Era una grande lastra di pietra nera, quasi quadrangolare, dagli angoli e lati rozzamente squadrati: era la pietra indicata appunto dal vecchio famiglio dei Vargas.
p. 104
Al disopra, all’altezza che a lui parve corrispondesse all’incirca al piano della via, si apriva un largo orifizio circolare che lasciava vedere, su d’un fondo turchino cupo, quasi nero, il tremulo scintillio d’una lontana costellazione: e su quel fondo staccavano più nere, sporgendo quà e là tutt’intorno, le macchie tenui di ramoscelli allora spogli di fogliame.
p. 106
Il Nurchis non era mai stato bello: ma in quel momento, la nera barba ispida, il colore terreo della faccia come smunta ed assecchita dalle ultime veglie.
pp. 114-115
Specialmente la notte – nelle notti serene e tiepide, quando il blando lume piove dall’alto mettendo una pennellata di terso argento su ogni mondanatura, su ogni aggetto e lasciando il resto confondersi nell’ombra.