Giacinto Satta
Sassari, Tipografia della Nuova Sardegna
Il tesoro degli angioni
Giacinto Satta
pp. 74-75
A poca distanza dall’ingresso del casamento di loro abitazione, s’imbatterono in un vecchio contadino dai grossi baffi e la rada barba grigia, col berretto negligentemente gettato sulla spalla ed una pipa in bocca.
p. 75
#822; Eccoci dentro, finalmente! - Disse uno dei contadini, quello della corta barba grigia che il Nurchis avrebbe, senza esitare, riconosciuto per il suo salvatore della vigilia, Lepeddu: il primo passo è fatto!
p. 78
Giù, nel mezzo della via, in un crocchio sempre più fitto di gente che accorreva da ogni parte, un uomo, giovine ancora, col volto pallidissimo, contratto da uno spasimo violento, barcollava insanguinato, sorretto a stento da un vecchio di alta statura, dalla fitta barba grigia, ed il cui volto rivelava un dolore intenso.
p. 78
Lo stesso Francesco Saba, il padre sventurato che aveva visto cadersi ai piedi quel figlio [...], e là curvo, colla fronte tra le mani, rosse dal sangue del figlio, piangeva.
p. 95
Ben presto, traverso la rada incannicciata, egli per uno spazio abbastanza largo da lasciar passare un uomo, travide un tenue chiarore: il cielo invaso dal bianco lume lunare.