Gente
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 218
Un giorno qualche mio compaesano cominciò a domandarmi come passavo il tempo in città, e le donnicciuole mi guardarono con diffidenza. Io pensavo sempre alla lettera anonima; qualcuno doveva aver sparso voci calunniose sul mio conto, ed io mi domandavo che cosa avevo fatto per giustificare la mia cattiva fama.
p. 218
I miei compagni si burlavano di me per le mie fantasticherie, per la mia vita casta e ritirata: eppure una mia vicina di casa mi domandò se era vero che avevo bastonato un prete e un'altra mi diede buoni consigli:
«Hai venduto la tua terra: adesso non vendere anche la casa, ché i denari portano sempre al vizio!»
p. 221
Pretu il servetto mi portava l'acqua, le provviste e i pettegolezzi del paese, dicendomi che tutti parlavano male di me: e come il ronzìo della conchiglia fa pensare al rombo del mare, le ciarle ingenue del ragazzo mi davano una vaga idea dell'onda di odio e di sospetto che mi circondava.
p. 226
Io aspettavo Columba, ma ella non veniva: in vece sua venne il marito di Banna e mi disse che tutto si riduceva ad un pettegolezzo; che era la mia matrigna a diffamarmi, e infine che io esageravo e cercavo tutti i mezzi per abbandonare Columba.
p. 227
Ma un giorno uscii: passando davanti alla fontana vidi le donne guardarmi con curiosità e mormorare, e in piazza mi parve che gli sfaccendati e i pregiudicati mi salutassero ammiccandomi come ad un nuovo compagno.