Gente
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Dessì
p. 31
laquo;È cattiva la gente» pensò.
p. 40
Zurito nitriva e batteva con lo zoccolo contro il cancelletto; la casa si era riempita di gente e c’erano anche tutti i Fulgheri, vecchi e giovani, dagli zii di Don Francesco, Giovannantonio e Fernanda più che nonagenari, agli ultimi nipoti, i figli del dottor Tommaso, Margherita, Carmela e Franceschino che pareva portassero sul petto lo stemma di famiglia e il don nobiliare, tanto stavano rigidi e impettiti in mezzo alla gente.
p. 51
Chi sa cosa pensava di lei la gente chiusa nelle case, la gente che forse dalle fessure delle imposte, dagli spioncini delle porte, la stava guardando mentre si aggirava tutta sola con lo scialletto annodato sotto il mento e quel pacco di sale tra le mani.
p. 51
Chi sa cosa pensava di lei la gente chiusa nelle case, la gente che forse dalle fessure delle imposte, dagli spioncini delle porte, la stava guardando mentre si aggirava tutta sola con lo scialletto annodato sotto il mento e quel pacco di sale tra le mani.
p. 58
Se guardi da lontano la gente che affolla una piazza, o una processione che ti viene incontro, ti sembra che tutte le persone siano uguali; se invece ci vai in mezzo ti accorgi che si assomigliano, ma nella somiglianza sono diverse. Così era anche per quegli alberi di cui percepiva il silenzio, non come si percepisce il silenzio delle cose, ma come si percepisce il silenzio di persone che stanno zitte e pensano.