Stefano Sampol Gandolfo
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
pp. 22-24
E tutti si accalcarono intorno alle mensa del venerando Prelato, che pronunciò in lingua francese questo elevatissimo discorso.
[…] Lode a Dio uno e Trino, che lo ha ispirato, e lode al magnanimo Principe, ed agli eccelsi suoi compagni, che hanno fedelmente compiuto il felicissimo atto, a cui oggi abbiamo assistito.
Un principe […] abbandona il mondo e le sue giocondità, e indossata una ruvida tunica di penitente viene a chiudersi in questo umile e lontano ritiro per tutto dedicarsi alla salute dell’anima sua e al Signore. Sei nobilissimi e fedelissimi suoi amici […] rinunziano anch’essi volenterosi agli onori ed ai piaceri della loro brillante posizione sociale, è tale atto di fede, di speranza, di carità, di abnegazione cristiana […]
Uniamo dunque anche noi la nostra voce a quella augustissima del nostro Santo Padre Eugenio IV ed innalziamo fervidi voti all’Altissimo Iddio, perché accordi sempre la pienezza delle sue grazie all’Ordine dei Cavalieri di S. Maurizio, che così felicemente incomincia da oggi la sua monastica esistenza.
Fate, o Gran Dio, che esso perseveri e prosperi a gloria vostra, e ad esempio dei popoli cristiani. Concedete, o Signore, […] il gaudio di veder prosperare i popoli savoiardi […]
Io come ultimo dei ministri di Dio, e come il più indegno dei Pastori del suo gregge, impartisco a questo asilo di penitenza, ai suoi abitatori, ed a tutti voi la mia Santa Benedizione.
p. 24
Tutti a queste ultime parole s’inginocchiarono commossi, ed il venerando Prelato, alzando la tremante sua destra, anch’esso commosso sino alle lacrime, pronunciò cogli occhi rivolti al cielo: “Nel Nome Santissimo di Dio, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, Amen”.
pp. 25-26
Sino dal principio del secolo decimoquarto, avea il Duca Amedeo VIII di Savoia acquistato per compera in danaro la città e la contea di Ginevra con diverse altre provincie di là delle Alpi; e per la parte d'Italia tutta la fertile Valle dell'Ossola vendutagli dai Grigioni.
Domandò egli in seguito la consueta prestazione e l'omaggio ai potenti Marchesi di Ceva e di Saluzzo; ma perché trovò opposizione alle sue pretese, ve li costrinse colle armi. Né valse al Duca di Borbone l'essere pronipote di Luigi IX; dovette pur egli, costrettovi dalla forza, giurar vassallaggio all'ambizioso savoiardo per certe terre che teneva in feudo.
E poiché per gli accresciuti suoi dominii erasi accordato dall'imperatore Vincislao il titolo di Duca al Visconti di Milano, vollesi dall'imperatore Sigismondo concedere lo stesso titolo all'ambizioso ed irrequeto Conte Amedeo di Savoia. Che ne ricevette solennemente le insegne nella città di Chambery, capitale dei suoi dominii, il 15 di luglio dell'anno 1416.
p. 26
Ci limiteremo quindi a ricordare brevemente, perché indispensabile, che alla linea secondogenita del conte Tommaso I di Savoia era stata assegnata la signoria del Piemonte da Avigliana in giù, a titolo di semplice infeudazione.
Che a Tommaso, Primo Principe del Piemonte, era succeduto Tommaso II ed a questo quel Filippo, che per le contratte nozze con Isabella di Villa Arduino, aveva anche acquistato il principato di Acaja.
p. 27
Ricorderemo che al Principe Filippo era succeduto il suo figlio Giacomo, ed a questo nel 1367 il primogenito Amedeo VI di Savoia. Il quale avendo incominciato ad estendere molto i suoi dominii nell'Italia occidentale, trovando imbarazzante la intermediaria Signoria del Piemonte, comecché feudale, incominciò per questo a suscitare nell'animo del suo pupillo desiderio vivissimo di ricuperare i suoi stati di Grecia e di stabilirvi la sua residenza, col titolo di Signore non solamente di Acaja, ma di tutta intiera la Morea.
Ardito progetto codesto, che sarebbe infallantemente eseguito nel 1391 con una imponente spedizione già all'uopo segretamente preparata, se non era la improvvisa morte avvenuta in quell'anno del giovine conte Amedeo VII e la minore età del suo successore, il nostro Duca Amedeo VIII di Savoia.