Stefano Sampol Gandolfo
Roma, Tip. G. Ciotola
L'eremita di Ripaglia ossia l'antipapa Amedeo VIII di Savoia
Stefano Sampol Gandolfo
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Ma se le turbolenze, le guerre, le ambizioni aumentassero, ove attingeranno quei popoli i soccorsi necesarii a mantenersi saldi nella devozione alla Cattedra degli Apostoli, ed al Vicario di Gesù Cristo?
[...] Noi siamo persuasi, Dilettissimo Figlio, che tu avrai seriamente meditato su questo importante punto della tua risoluzione; e se non ostante vi hai persevarato, dobbiamo credere che il Signore ti avrà anche a questo riguardo illuminato colla sua grazia.
Per cui non restandoci che ad invocare sopra di te e sopra i tuoi eletti compagni, che divideranno teco le dolcezze della solitudine e dell'orazione, le più copiose grazie dal Cielo. Noi preghiamo il Signore Iddio, i Beati Apostoli Pietro e Paolo e la nostra buona Madre Maria a volerti concedere la virtù della perseveranza e della fortezza, mandiamo a te, ai tuoi eletti compagni, alla tua famiglia, ai popoli dei tuoi dominii, al degnissimo Vescovo ed a tutto il buon clero e popolo di Ginevra la nostra Santa Apostolica Benedizione.
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Precedeva il Vessillo di San Maurizio, il titolare dell’Ordine, portato dal più vecchio scudiero dell’ex duca. Seguiva subito il venerando Vescovo di Ginevra in mezzo ad altri undici Vescovi, dopo i quali venivano gli altri prelati e dignitari della Chiesa, sudditi per la massima parte dell’ex sovrano di Savoia. Quindi tutti i baroni delle più ricche e potenti terre dello stesso ex duca e molti dei circonvicini paesi. Poi gli ambasciatori e i rappresentanti delle corti estere e dei sovrani amici, ai quali tenevano dietro i membri tutti delle famiglie dei sette Eremiti e in ultimo queste sette belle e imponenti figure, precedute dai loro più vecchi famigli, portanti in ricchi vassoi d’oro e di argento le insegne delle dignità e degli ordini cavallereschi, ai quali avevano rinunziato spontaneamente per chiudersi nel Romitaggio di Ripaglia.
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Incedevano i sette Eremiti con le lacrime agli occhi, tra gl’inchini e i baciamani del popolo, che non si saziava di contemplarli, e di toccar loro le tuniche e la croce di San Maurizio, che loro scendea dal collo in mezzo al petto.
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Quando attraversò la folla la bella e simpatica principessa Anna di Lusignano, figliuola del re di Cipro e di Gerusalemme, e sposa virtuosissima del nuovo Duca Ludovico di Savoia, recante il suo figliuolino Amedeo, quell’angiolo di bambino, che abbiamo ammirato in chiesa.
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Certo è che dal magnifico Refettorio, che abbiamo osservato, per un angusto corridoio si passava al vero Refettorio degli Eremiti. Una saletta perfettamente quadra, lunga e larga non più di cinque o sei metri, tutta circondata da immagini sacre, con un leggio nel mezzo, dal quale uno degli eremiti faceva lettura ai compagni di qualche ascetico libro durante il pasto. Le tavole, le panche, tutto il resto simile ai refettori, che più di una volta avrà veduto chi legge queste pagine nei conventi dei Cappuccini e di tutti i frati della più stretta e rigorosa Osservanza Francescana.