Enrico Costa
Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007
La bella di Cabras
Enrico Costa
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Luigi sa Cocera, Antonio Malu.</i
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Bachisio possedeva un grosso oliveto e due piccole vigne.
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Ozieri il suo stupido Lepireddu, che si recava a Sassari per salutare la statua d'Azuni;[...] il sassarese Pepparca, l'inventore delle satiriche mascherate; il cieco Vincenzo Bianco di Bono, che scioglie a memoria qualunque problema difficile; il zoppo poeta di Borutta, Pirisi Pirino, che compone e canta, stampa e vende per tutta l'isola le sue ingegnose poesie.
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Fin da fanciullo gli si era tolto il nome di Bachisio e, in grazia della sua figura mingherlina, i maligni credettero bene attingere al suo cognome di Piras (pere) il nuovo battesimo diPiringino, nome dato dai campidanesi alla più piccola e alla meno costosa delle pere.
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Piringino non era odiato, era temuto; temuto come il muto di Gallura; se non che, di questo si temeva il silenzio, e di lui la parola. Bastiano Tansu aveva per arma il fucile, come Piringino aveva la lingua; il primo non feriva che i nemici, il secondo feriva nemici ed amici. Sul volto del gallurese era sempre qualche cosa di torvo, di tetro, di fosco; sul volto invece del cabrarisso era in permanenza un sorriso di scherno. Bandito e poeta facevano lo stesso male: l'uno cercava di ferire il corpo, l'altro di ferir l'anima. Entrambi non furono visti mai piangere.