Romolo Riccardo Lecis
Roma, Maglione e Strini, 1923
La razza. Frammento di recentissima storia
Romolo Riccardo Lecis
pp. 35-36
Quella vita gli aveva dato – fanciullo ancora – il candore dei sogni, e – adulto – i primi palpiti forti innanzi alla scena del mondo combattuto da passioni e da delirii. Pensava questo, il nomade signore di Sardegna; e in quel pensiero gli si struggeva di un segreto senso di nostalgia tutto il cuore. Si indugiò, preso dall’innocenza di quel passato ignaro, a ricordare.
p. 36
Ed i ricordi dei primi tempi della fanciullezza vennero a lui nella luce di un’alba che imbianca dietro una distesa di gigli, così vivi gli tornavano! Era l’espansione di una grazia!
p. 36
Il grigiore della sera avvolgeva di una ombra eguale la stanza e infiacchiva ogni speranza.
pp. 36-37
Nel silenzio ella accendeva il lume e riapriva innanzi a un’immagine sacra e a quella tremula fiammella il libro delle preci. Si udiva a volta a volta il flevole bisbiglio di quella voce pia. […] Ed era, poi, la stanzuccia da studio che appariva ad Ersini nelle scene della vita familiare, con le numerose immagini che la devozione materna aveva anche là posto a protezione augusta. Una piccola statua di madonna lo guardava dall’alto. Sul piedistallo erano incise le parole della fede luminosa "Sub umbra alarum tuarum".
p. 38
Che tempesta in quelle ore oscure in cui, perduto nel mare magno della città, portandosi per tutto talismano in cuore l’esempio di suo padre, galantuomo intemerato, aveva contrastato a sé stesso le folli gioie che feriscono la ragione e asserviscono all’inganno la forza! Ah, la sua vergine passione imperiosa!....
Quello era un orgoglio! Virtù di razza, la tenace perseveranza che martirizza la carne anziché cedere! Aveva potuto vincere delle battaglie che, perchè oscure, a niuno palesi, erano di tanto più grandi!