Romolo Riccardo Lecis
Roma, Maglione e Strini, 1923
La razza. Frammento di recentissima storia
Romolo Riccardo Lecis
p. 105
Alla memoria tornavano, battendo come remota eco di campana, le parole culminanti di ammonimento: "A mio figlio Marco, sardo di origine per essere italiano di fede" nelle quali rimaneva scolpito anche una volta quell’orgoglio di razza fatto di tale natura che muore solo nella tomba.
p. 106
Nel vasto campo d’ombra spiccava – unica forma in rilievo tra le altre forme confuse – l’enorme cupola di S. Pietro in quella sua poderosa architettura nuova ed antica che sovrasta di nobiltà e di grandezza l’arte dei secoli.
p. 111
Per quell’amore che l’eroe portava alla sua terra d’origine, per quella gloria di giovinezza severa che l’isola nostra esprime miracolosamente dal suo seno e profonde oggi con magnificenza degna della sua tradizione guerriera su tutti i campi insanguinati, io raccoglierò l’appello e lo diffonderò a mia volta ai liberi venti della patria.
p. 114
Come l’aspra vigilia mi temprerebbe di ferro nella fiera solitudine dei miei monti di Barbagia! Perché non respiro ora quelle libere aure quasi selvagge?
p. 141
L’ala della gloria d’Italia ti protegge?! Lo credo! Lo credo! Ti proteggerà per salvarti nei pericoli.