Istruzione
Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1941
Colombi e sparvieri
Grazia Deledda
p. 190
Mio padre era quasi sempre assente e non voleva che lo seguissi all'ovile perché desiderava che io studiassi per diventar notaio o prete. Quando non andavo a scuola vagavo per le strade del villaggio o litigavo con la mia matrigna, la quale forse conservava per me l'odio di famiglia.
p. 199
Anni di semplicità e di gioia! Io mi alzavo prima dell'alba gorgheggiando con gli uccelli; tutto mi sembrava grande, tutto mi sembrava bello; mi pareva di vivere in una città tumultuosa; se andavo a messa il vescovo mi sembrava Cristo; a scuola consideravo i professori come uomini grandi e celebri, e se coi compagni facevamo qualche escursione nei dintorni o ci spingevamo sino ad Oliena o a Mamojada ero convinto di aver veduto i più bei paesaggi del mondo e di aver esplorato terre ancora ignote. Leggevamo ancora le poesie di Iginio Tarchetti mentre i romanzi e le novelle di Gabriele d'Annunzio ci rivelavano un mondo incantato e malefico, una piaga dolce e ardente piena di fiori velenosi e di frutti proibiti.
p. 200
Non ero più il ragazzaccio degli anni scorsi ma uno studentello che poteva diventare qualche cosa.
p. 200
Guardatela adesso che è ragazzetta; altrimenti si sposa con qualche altro. Così, se tu diventi notaio e segretario comunale, potrete formare una famiglia ricca e rispettata.
p. 205
- Moglie mia, non senti che egli è pronto a chiederla in matrimonio? perché ti arrabbi come un verro? Quando egli prenderà la laurea si sposeranno e così avremo un cognato notaio.