Costumi
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 95
E s'incominciò a parlar di porcetti cotti al forno, di pippioni arrostiti, di vini vecchi e che so io, cose da far andare in sollucchero
pp. 102-103
Era sull'imbrunire: in quell'ora le fanciulle e le servotte del paese scendevano alla fonte per attignere l'acqua della sera. Ognuna d'esse aveva la sua anfora alla romana, quale ritta in capo, o attraverso, o anche sui fianchi. Erano la maggior parte brune, però rubiconde, tozzute, e d'una vivacità impareggiabile. - I loro visi, comoche non artistici di lineamenti, avevano una dolce espressione di simpatia e d'amorevolezza. Tale ritraeva all'etiopo meglio che al caucaseo – con un paio d'occhi neri neri e irrequieti, con un labbro di cinabro, tumidetto e ardente, e coi pomelli delle gote tinti dal più bell'incarnato. Tal'altro, candido come neve, era ben profilato, e inspirava grazia e sentimento: avea gli occhi castani, i capelli biondi e ricciuti. - Ammiravasi in quelle gaie fanciulle tante altre vigorose bellezze, che solo si sviluppano sotto i cieli montanari, simili ai gigli della convalle. - V'è n'erano dalle forme tondeggianti – dai petti ricolmi – dai capelli corvini e voluminosi.
p. 103
Ma il poveretto s'avea fatti i conti senza l'oste!... quel di don Barrile avea pensato celebrare de magnis solennitatibus – e non era stato quindi consiglio levare la pezzuola per tutto il giorno.
p. 106
Il sole non tardò a levarsi, e diffondendo una luce lietissima e un tepore assai piacevole – gli uccelli lo salutavano con una salve d'ilarità. A questi giocondi accordi s'univano quelli dei vignaiuoli, villanelli e villanelle che si facevano ogn'intorno nella campagna, con animosità e gaiezza singolare. Noi percorrevamo un sentieruzzo poco discosto dagli argini d'un fiume; di fronte avevamo il Castello che spiccava a cavalieri d'un erto colle su una roccia di granito – sembrava un gigante atterrato, che vibri un ultimo sguardo terribile sul suo inesorabile distruttore, il tempo. A destra e a mancina avevamo colline e convalli, coltivate a vite e a fruttaglie, da cui partivano i canti festevoli della vendemia.
pp. 106-107
Scannagatti e Cataplasma combattevano calorosamente sul metodo curativo di alcune malattie. Il primo naturalmente, era ostinatissimo propugnatore del salasso, chè reputava efficacissimo per ogni male – esimio discepolo del dottor Sanagrado! - il secondo al contrario sosteneva si dovesse bandire le cavate di sangue, e in quella vece si ricoresse a dei farmachi che a questi chiari non è penuria per ogni malanno.