Flora e fauna
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
p. 9
E fin d'ora gli ammanisci deliziosi favi amari e l'affascinante Ogliastra affinchè si ristori e conforti.
p. 9
Ed egli ti toglierà dall'oblio, ti cingerà la fronte con le tue rose alpine, e camminandoti allato, dirà a tutti: Guardate, è questa la mia sposa.
p. 13
Volto dalla tinta bruna pallida, grandi occhi nerissimi, velati da lunghe palpebre, corpo flessuoso di forme elette, labbra rosse e semi aperte, che lasciano vedere due fila di denti più preziosi delle perle più pure, capelli neri, come l'ala d'un corvo, che contornano la fronte e son raccolti in vaghe treccie sul capo.
p. 18
Son ramoscelli teneri Quei che ti dono; e i fiori Son tutti freschi e infonderti Posson novelli umori; Poichè dentro i lor calici Hanno una vita arcana, Per cui la mota umana Sente pur essa amor!
GIAN RAFFAELLINI.
p. 20
Il dilettoso esercizio del ballo torna di mezzo agli sguardi procaci, ai teneri sorrisi ed a qualche stretta di mano, che sono, per così dire, il prodromo della passione d'amore; non è adunque a meravigliarsi, se nelle ricorrenze delle feste, compatte schiere di giovani intrecciano le danze, fosse pure allo accordo di quattro voci disaggradevoli, o al suono d'un organetto, e più spesso a quello delle pastorali launeddas. Il fatto è, in quella sera, la balda gioventù aveva la frenesia addosso, destata da un vecchiotto mastrucato, il quale, tenendo in bocca certi arnesi di canna, soffiandovi forte e senza lena, ne faceva uscire un armonia, che un poeta inedito rassomiglio a Pecchie, quando ronzano nel bugno.