Colori
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 38
Una grande sciagura: il castano dei monaci di Salvenero deviò la strada e precipitò da quella roccia là fracassando se e il povero fantino!
p. 44
Pertanto la festa era tramontata tinta di sangue.
pp. 50-51
La sala di cui intendo parlare era vasta assai e magnifica; aveva due ordini di colonne di marmo che sostenevano una volta a basso-rilievi ove sopratutto, spiccava un quadro, rappresentante San Gavino vestito alla romana e assiso su d'un cavallo bianco. I tramezzi della colonnata erano chiusi da ampie cortine di damasco e ogni basamento era ornato da un trofeo di spade, elmi e scudi. Nel fondo della sala s'ergeva un suntuoso baldachino di damasco giallo sormontato da una corona di torri dorate; a destra e sinistra eranvi vasti seggioloni rabescati e due aurei candelabri, che in quel mentre illuminavano tutta la sala.
p. 51
Nel mezzo campeggiava dipinta una vaga ninfa degna figlia di Marte, la quale scendeva dall'Olimpo, fulminando saette contro un gruppo di mori che le sottostavano carponi e intenti a proditoriamente incendiare alcune tende. Ella aveva gli occhi neri neri e vivaci, la chioma sparsa neghitosamente all'aura, le vesti brune e raccolte in un ampio nodo sulle ginocchia; agli omeri appeso il turcasso - l'arco in mani nell'atto di ferire.
pp. 52-53
Diceva questi versando un certo liquido verdastro in un nappo: - Veramente la Sardonica, mia dolce amica, l'è quel singolare veleno che si dovrebbe adoperare da ogni buon cristiano.... quando gli conviene spacciare al mondo di là, qualcuno dei suoi nemici. Figurati - essa fa venire la morte fra le risa sgangherate che è un piacere, talchè l'uomo, si direbbe trapassi contento come una pasqua! Pensa adunque se io poteva scegliere miglior veleno.... a colei, che non ne vuole sentir più di questo mondo ingrato.