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Religiosità

Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007

La bella di Cabras

Enrico Costa

p. 117
Ad Oristano – come in tutti i paesi cristiani – le veglie di San Giovanni sono aspettate con impazienza dalle ragazze. Nel campidano è molto in uso il nénneri, il fascio dei germi che diedero la semente dell'orzo e del frumento.

costumi, lingua, religiosità

pp. 186-187
Non è giusto che Sant'Eulalia superi Santa Cecilia, né che Sant'Anna sia da meno di San Giacomo o di Sant'Avendrace. Se la santa del quartiere dei Cavalieri suona l'organo, il santo degli inforna Cristi è un distinto Apostolo e le sante degli altri quartieri non inferiori a loro per meriti ed importanza. Altre feste popolari e chiassose sono a Cagliari quelle di San Giovanni e San Domenico a Villanova, l'Annunziata e San Michele a Stampace, il Cristo e la Grazia in Castello, San Pietro ed il Carmelo alla Marina.

costumi, religiosità

p. 187
San'Efisio è la festa più solenne e popolare della capitale dell'isola, e chiama da tutta la diocesi un numero considerevole di curiosi e di devoti, i quali danno alla feste una vivacità singolare

costumi, religiosità

p. 189
Quella di Sant'Efisio è senza dubbio la festa più solenne, più splendida e più popolare dell'isola. Valery scrisse che nessun'altra in Italia gli parve degna di essere pareggiata; e il Bresciani la chiamò del pari uno spettacolo presso che unico nella penisola italiana.

costumi, religiosità

pp. 189-190
Verso la metà del secolo XVII la peste penetrò in Sardegna e vi fece strage. Entrato il morbo anche a Cagliari, vi seminò il lutto e la desolazione dal marzo del 1655 al novembre del 1656. Fu allora che il popolo ricorse ai suoi protettori: la Vergine di Bonaria e il martire Sant'Efisio. Le ossa di quest'ultimo, esistenti un tempo a Pula, erano state trasportate dai pisani nella loro patria: e volendo i cagliaritani possederne qualche reliqua, si pensò d'inviare a Pisa due religiosi delle scuole Pie, con lettere di supplica dell'Arcivescovo, del Viceré e del magistrato della Reale udienza. L'Arcivescovo di Pisa ed il duca di Toscana vollero appagare il desiderio dei sardi, consegnando le relique richieste; le quali a Cagliari furono portate in processione, con pompe splendide e festini d'ogni genere. Ciò nel 1654. Pare però che queste reliquie non fossero sufficienti; poiché tre anni or sono – nel 1885 – fu mandato un nuovo messaggio a Pisa, per domandare altre ossa del santo. Tanto è vero, che a Cagliari si crearono Comitati, si promossero sottoscrizioni pubbliche e si preparò una solenne processione, dando pretesto a feste straordinarie, miste di civile e di religioso; per cui si fecero esposizioni, mostre artistiche, lotterie, e non so che altro. Andiamo però avanti. O meglio, torniamo indietro. Cessato il contagio, il popolo devoto rese grazie al santo, e volendo in qualche modo attestare la sua riconoscenza, deliberò di trasportare ogni anno, nel primo di maggio, il simulacro di Sant'Efisio, dalla sua chiesa di Stampace al villaggio di Pula e di riportarnelo tre giorni dopo: il quarto dello stesso mese. Il primo viaggio del santo a Pula ebbe luogo nell'anno 1657 e d'allora in poi si continuò questo pellegrinaggio, tramandato fino ai nostri giorni. Oltre un secolo dopo – nel gennaio del 1793 – la repubblica francese, come ognuno sa, bombardò la città di Cagliari da una parte e l'isola della Maddalena dall'altra. I cittadini cagliaritani ascrissero a Sant'Efisio la vittoria da esse riportata; motivo per cui si accrebbe il fervore religioso. Né furono solamente i sardi che si entusiasmarono  per questo fatto. Il papa Pio VI decretava, che il rito dell'Uffizio di Sant'Efisio, da doppio maggiore si elevasse a doppio di prima classe, coll'ottava per la Diocedi di Cagliari e per tutta l'isola e l'Uffizio stesso, sotto il rito doppio minore, agli altri altri domini del regno di Sardegna. Nella stessa occasione, il medesimo papa inviava a Cagliari una epistola in data 31 agosto 1793, ed un breve del 4 marzo 1796, col quale la Confraternita del Santo veniva innalzata a vera Arciconfraternita. E taccio per brevità tutte le indulgenze plenarie e le altre concessioni, largite per la vittoria riportata sui francesi.

costumi, religiosità, storia

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