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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Religiosità

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

pp. 209-210
E mi spigava innanzi un avvenire dorato, sparso di gioie, che dovevamo raggiungere colla nostra santa unione; e mi dipingeva la vita un Eden di delizie e di felicità suprema.

colori, religiosità

pp. 255-256
E mi pare, corrano tai tempi in cui ognuno debba vestire per andar vestito, non per comparire..... Le splendide toilettes sono in massima discrepanza col nostro secolo positivo per eccellenza! Tutti dobbiamo esser economi in ragione diretta delle dirette imposte che ne fioccano.... Aggiungete, i Medori, gli Amadigi non esistono più; che poi d'aver oprato le mirabile al possesso delle loro Sninfie, se la svignarono da questa terra di triboli.... e riposano placidamente sull'Olimpo! - Eppoi, i giovani d'oggigiorno – una manica di scioperati – volendo ficcar il naso dove lor non lice, hanno finalmente sverginato la Bibbia; quel libro misterioso ch'era misfatto leggere che i preti spiegavano a lor modo – e hanno scontrato, che i nostri progenitori poi d'aver divorato il frutto del vieto, spalancarono gli occhi e si riconobbero ignudi! - d'onde appresero, si debba pensare alle vesti pria di stendere mano al frutto!

costumi, leggende, lingua, modi di dire, religiosità

p. 256
Vedi in appresso i paesani composti a mestizia, accorrer in parrocchia, fra cui le vedovette col vostro peplo nero tirato sugli occhi e con lunghi rosari in mano. Il vespro si finì con un'oblazione del popolo per l'anima dei defunti! - e com'è costume di quei paesi che pagano ai preti a mille doppi il lavoro – poi s'andò all'ossario a cantarvi il responsorio. - Il cimitero era disgraziatamente entro popolato; io ve lo presenterò tal qual era. Da un dei fianchi della parrocchia parte una cinta di muro qua e là scalcinato, la quale insinuandosi nel careggiato, volge lunghesso in tondo e va a raggiungere l'edifizio da cui prende origine.  A mezzo la cinta, verso tramontana, v'è un porticato chiusa da un cancello di legno; desso viene sormontato da una rozza scultura, eseguita proprio colla piccozza, in cui il modesto fabbro avea animo scolpire la testa del morto. Al di sotto, sull'architrave si leggevano queste parole:<< Hodie mihi cras tibi.

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p. 256
Tosto la folleggiante catena si spezzò, e la piazzetta rimase deserta. Domandai ragione dell'avvenimento e del ritocco e mi fu detto che or or si canterebbe il vespro pei morti!

lingua, religiosità

pp. 257-258
Gli antichi, è vero, costumavano seppellire i loro morti accanto a sè, ma certo per averli presenti alla mente, e per farvi la guardia, usando tumularli ornati di gemme, e racchiudendo nel monumento, monete e vasellamenti preziosi. Le necropoli delle vetuste nostre città attestano il fatto – Gli Egizi, i Cartaginesi e i Romani che qua ebbero lunga dimora praticavano a questo modo coi morti. Ora però che le nostre cure per essi son più che distrette e seppelliamoli qual la natura ne li richiede, è affatto incoerente lo averli vicini. - Oltracciò gli antichi badavano di ben calcinare i cadaveri prima del seppellimento, e li racchiudevano in cenere che costudivano in preziosissime urne.

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