Lingua
La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Da un remoto angolo della campagna si era levata improvvisamente una nube di polvere, la quale sperdendosi tutt'intorno, avea lasciato vedere nel mezzo un vivo luccicare di spade e di morioni, e di brunite armadure.
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Era il sobborgo di Salvenero, il quale sorgeva un tempo nelle circostanze di quell'antica città cartaginese distrutta dai Vandali, che fu Plubium e che ora si chiama Ploaghe. Scendendo da questo villaggio vedonsi ancora gli avanzi del sobborgo accanto ad un'antica chiesa abaziale, ed ai ruderi di un monastero.
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E qui il popolano si toglieva rispettosamente il frigio berretto.
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Malann'abbi! - gridò un popolano che era stato atterrato e mezzo pesto dall'urto:– Malann'abbi, marrano scellerato!.... Va, me la pagherai...! - Zitto per dio, Valenzio, - borbottava un'altro riprendendoil minaccioso uomo – non sai tu, quanto possano quei tiranni? - Eh! Si, lo so lo so – ripigliava il primo – lo so pur troppo... Ma finchè noi staremo sotto la frusta di questi manigoldi saremo sempre macerati a questo modo.
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Effettivamente sullo sbocco della strada che menava a Salvenero, comparve una magnifica cavalcata di gentiluomini armati fino alla gola.