Lingua
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
p. 159
Alle parole del Soldano le pallide rose del pudore mi si imporporarono.
p. 161
A questo punto della storia di Zulemaide, Elodia si era fatta tutto in un momento bianca come pannolino lavato, con gli occhi stravolti guardava tremante verso una siepe del giardino e dopo prese a gridare: - Zulemaide, Zulemaide, siamo perdute... Vergine santa aiutateci. Vedi là quei quattro sgherri!... fuggiamo - fuggiamo - soccorso!!! In quell'istante quattro uomini chiusi in nere armadure colle celate su viso piombarono precipitosi sulle ingenue verginelle.
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Nel mezzo vi era una lunga panca massicia con due aurei doppieri accesi - alcuni seggioloni a braccioli intorno a un gran camino nella cui cappa campeggiava l'arma della famiglia – un leone gradiente.
p. 164
In esso se ne stava assiso un uomo sui quaranta anni - dall'aspetto marziale o meglio fiero. - La sua fronte era spaziosa e facile a corrugarsi - due folte sopracciglie ombreggiavano i suoi occhi vivaci, irrequieti - la barba nera d'ebano e i capelli gl'incorniciavano selvaggiamente il viso. - Nell'assieme, egli era vigoroso, aitante della persona. - Il ricco suo vestiario lo fa credere potente signore. - Egli era Branca Doria.
p. 171
Sassari, immune d'ogni peso libera come l'augello!