Contatti con altri paesi
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 472
Giacinto era ad Oliena: sapeva del disastro e della morte di zia Ruth e aveva paura a tornare laggiù.
p. 475
Ma d'improvviso Giacinto se ne andò senza dir niente, ed Efix vide davanti a sé lo spazio libero, la vallata rosea solcata d'ombre, su, su, fino alle colline di Nuoro nere contro il tramonto.
p. 477
- Le tue padrone stanno bene? Non si vedono più neppure in chiesa.
- Neppure in chiesa vanno, dopo la disgrazia.
- E don Giacinto non torna?
- Non torna. Ha un posto a Nuoro.
p. 497
Passando davanti alla casa di don Predu chiamò Stefana e le disse ch'era costretto a partire per affari suoi e che non sapeva quando sarebbe tornato.
- Di' almeno dove vai.
- A Nuoro.
Per arrivare a Nuoro impiegò due giorni. Andava su, piano piano, a piccole tappe, buttandosi sull'orlo della strada quando era stanco. Chiudeva gli occhi, ma non dormiva: riaprendoli vedeva lo stradone giallognolo perdersi tra il verde e l'azzurro delle lontananze, su verso i monti del Nuorese, giù verso il mare della Baronia, e gli pareva di esser sempre vissuto così, sull'orlo d'una strada metà percorsa, metà da percorrere: laggiù in fondo, aveva lasciato il luogo del suo delitto, lassù, verso i monti, era il luogo della penitenza.
p. 498
A misura che saliva verso Nuoro sentiva come un gran cuore sospeso sopra la valle palpitare forte, sempre più forte.