Leggende
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 396
Gli sembra che tutto intorno a lui si animi, ma d'una vita fantastica di leggenda; i morti risuscitano, il Cristo che sta dietro la tenda giallastra dell'altare, e che solo due volte all'anno viene mostrato al popolo, scende dal suo nascondiglio e cammina: anche Lui è magro, pallido, silenzioso: cammina e il popolo lo segue, e in mezzo al popolo è lui, Efix, che va, va, col fiore in mano, col cuore agitato da un sussulto di tenerezza...
p. 405
- E la casa, missignoria? Per quanto povera, una casa non deve esser mai abbandonata del tutto: altrimenti ci si installa il folletto. I vecchi rimangono, i giovani vanno!
p. 412
- Andrò a chiamare qualcuno per mandarlo al podere. Ma io dalla vossignoria non vengo, no: la casa non la lascio in balìa del folletto.
p. 443
Persino i fantasmi, quella notte, non osavano uscire, tanta luce c'era: e il mormorio dell'acqua era solitario, non accompagnato dallo sbatter dei panni delle panas. Anche i fantasmi avevan pace, quella notte.
p. 454
Era un giovedì sera e l'usuraia non filava per timore della Giobiana, la donna del giovedì, che si mostra appunto alle filatrici notturne e può loro cagionare del male.