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Costumi

Lanusei, Tipografia Sociale, 1885

Ritedda di Baricau

Marcello Cossu

pp. 61-62
Erano le canicole. Il sollione co' suoi raggi infuocati le irte rupi di granito, da cui proveniva un intollerabile riverbero. Si stava a disagio da per tutto, e si aspettava con ansietà il refrigerio della notte. Allora ognuno sbuccava di casa a far la siesta sul vestibolo; oppure usciva fuori paese a godere il frescolino.

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pp. 62-63
Era precisamente la notte del primo Agosto. In quella notte, accade a Lanusei una scena originale, che io non riscontrai in nessun altra regione dell'isola. E' per vero dire, una scena che fomenta lo scandalo e l'attrito fra le famiglie; una usanza barbara, che io, quanto so e posso, raccomando a' miei buoni amici di Lanusei, mettano da una buona volta in disuso.  Trattasi che una baraonda di giovinastri, menati naturalmente dal fiore della gioventù cittadina, nella notte di Ferragosto, arrampicatasi pei dossi delle adiacenti colline, o sugli alberi, o per le rupi, annunzia con quanto ne ha in gola, urbis et orbis, e in modo da udirsi per ogni angolo della città, i prossimi maritaggi, gli amori clandestini, le tresche amorose, i passi falsi.... e tutto quanto possa tornar pregiudicevole in così delicata materia; con quanta turbamento delle povere vergini, ognun sè lo pensi; che si vedono fatti segno ai più plateali discorsi della plebe, spesso esagerata ed ingiusta nelle sue argomentazioni.

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pp. 68-69
E più che altrove si fecero strazianti le grida fra le selvose ville dell'Ogliastra e della Barbagia dove, un popolo quasi nomade solea passar la vta, traendo il gregge per gli ubertosi pascoli, cantando amorose egloghe, aspirando a pieni polmoni il salubre aere dei suoi monti e rifocillandosi di miele e di latte generoso. In quei paesi, non era ancor intesa abbastanza la nuova era poco prima proclamata del Re Carlo Alberto. Era un popolo debellato dalle passate guerre contro la sua indipendenza: un popolo reso domo come gli armenti che guidava, dal feroce giogo feudale;..... ma aveva cari i suoi monti, le sue mandrie, la sue capanne; e di assai malavoglia sarebbesi assuefatto distaccarsi da loro, andare in estraneo paese e vivere nel chiuso aere di un quartiere.

costumi, flora e fauna, geografia, lingua, storia

pp. 69-70
E riflettendo che quel popolo sopportava presso che silenzioso il proprio supplicio e che, ad aggravamento di abbiettezza, si confessava quasi conscio e convinto di una insuperabile inferiorità verso le caste privilegiate si può francamente dedurre che la nostra era novella non solo ha immensamente migliorato il materiale destino delle masse, ma che ha in esse infiltrato un sentimento più completo, più nobile, più indipendente dell'umana dignità. Non è adunque, checchè se ne dica, il solo progresso industriale, quello che caratterizza il nostro secolo, ma l'incontestabile progresso morale, che se non soddisfa ancora a tutte le ragionevoli ed irragionevoli esigenze, è però sufficientemente avanzato, perchè ci sia permesso di non invidiare, come pur troppo alcuni lo fanno, le torri dei feudatari, la servitù della gleba, i diritti baronali, il folle sfarzo dei palagi e la vita trascinata nel fango, non solo dalla plebaglia, eziandio dagli uomini che formarono più tardi la borghesia, sia questa potenza di transizione, che simile ad un reagente, giungerà coi secoli a fondare i diversi metalli, simboli dei vari ordini sociali, in una lega compatta, indissolubile, completa; ed allora l'umanità potrà essere rappresentata da una statua omogenea, uniforme nella composizione di tutte le sue parti, ben diversa dal fatal colosso, che sollevando alle nubi l'orgogliosa cervice d'oro, premeva d'immane peso gli abbietti piedi di creta.

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pp. 71-72
Tornando alla Coscrizione dei nostri montuosi villaggi, pima assai che spuntasse il giorno dell'estrazione a sorte, le famiglie più ignoranti e superstiziose anfanavano nella ricerca di malìe e di sortilegi, acciò riuscire di estrarre un buon numero. Se non che la capricciosa sorte favorì, come suol spesso avvenire, i meno allarmati e gli altri si diedero in braccio alla disperazione. Vi era però ancora una speranza; quella cioè di poter essere giudicati inabili dalla visita medica. E qui, i più dei coscritti si desideravano il malanno. Taluni si ridussero a non mangiare che del lardo e dei citriuoli in aceto, per farsi credere attaccati ai polmoni.... ed altri, gaglioffi, sì martoriarono il corpo, strofinandosi rospi, ed applicandosi empiastri. E almeno non si fosse passato il colmo della misura; ma allora, affine di venir esentati dal servizio militare, si giunse a tali eccessi da far persino raccapriccio. Certi sciagurati si gettarono alla macchia meglio che fare il soldato; altri si levarono i denti incisivi, indispensabili per rompere le cartucce; altri ancora più feroci si accecarono d'un occhio.... o si mezzarono un dito; per modo che ne derivò la parola poltrone, che nella sua vera origine altro non vuol dire, coscritto dal pollice tronco.

costumi, flora e fauna, lingua, religiosità

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