Costumi
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
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Come fosse avvenuto che, la madre di Ritedda, per nome Lucia, avesse trasportato i suoi penati da Aritzo a Lanusei, lo si sapeva dalla generalità degli abitanti. Lucia era stata una tradita vergine, scacciata dal domestico focolare, e venuta a ricoverarsi nella ospitale Lanusei, dove, in capo a pochi mesi, aveva dato alla luce una graziosissima bambina.
p. 15
Madre e figlia si erano date con assiduità al lavoro. Esse davano opera alla lana e al lino, e tessevano tele candidissime, tovaglie e tovaglioli a scacchi, a rabeschi; drappi lani di molle ordito per gonne e farsetti da femmine, ed albagi crudi, serrati e pilosi per vesti da uomini. Sicchè, sedevano tutto il giorno al telaio, all'ago, all'aspo.
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Anticamente, come si può notare anche al giorno d'oggi, Lanusei era divisa in quattro piccoli quartieri denominati: Niu susu, Niu giossu, Barigau, e Serra; dove dimoravano i quattro più ricchi pastori del paese.
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Alla domenica, di buon mattino, andavano alla messa in Parrocchia; e alla sera, oh, alla sera, com'era costume, nella dolce stagione, si ballava sul sagrato.
pp. 18-19
Antichissimo costume è il festeggiare il Maggio, specialmente nelle regioni meridionali d'Italia, e più che altrove, nella nostra Sardegna, severa nel custodire le tradizioni degli avi. Questo popolo immaginoso e robusto, allora scioglie i suoi canti, intreccia le sue danze al suono della zampogna, cui sembra la bellezza del cielo e lo splendore del sole, diffondendo nelle anime l'amore ed il sentimento di fratellanza, tolgano gl'inveterati odii. Pur questo popolo, che Ia bastarda civiltà cittadina non domò ancora alle sue bizzarre abitudini; questo popolo, che non apprese a fingere volto o linguaggio, a spoetizzarsi, ad annoiarsi sotto le meschine fogge del civil vestire; questo popolo adusto dai soli, parco, severo, intrepido e religioso, serba ancora quella impronta di libertà che madre natura gli stampò in viso.