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autori

Francesco Fancello "Brundu"

opere

Il diavolo fra i pastori

Francesco Fancello "Brundu"

Roma, Mondadori, 1945

Il diavolo fra i pastori

Francesco Fancello "Brundu"

p. 167
E le donne tornando dalla fonte in fila indiana si passeranno la buffa notizia fra un crepitio di risatine mordaci.

costumi

p. 174
Il povero marito, ogni giorno, tornando di campagna quasi disfatto dalla fatica, se ne andava solo in chiesa. In chiesa non c'erano che poche donne ammantate di nero. Egli s’inginocchiava davanti alla statua di Nostra Signora, che aveva gli occhi stinti ma le labbra di un intenso scarlatto, e chiedeva piangendo soccorso. La domenica dietro l’altare, il suo falsetto si levava altissimo tra le voci gravi dei vecchioni in occhiali che cantavano l’antifona durante la Messa grande, e i fedeli non avrebbero mai immaginato perché il pover’uomo, mentre lanciava le sue note più acute, si levava in punta di piedi: gli pareva d’avvicninarsi alla Corte celeste e di commuovere il cuore del Padre. Ahimè, Nostra Signora non gli faceva la grazia, il padre Nostro non si muoveva a pietà.

colori, religiosità

p. 199
Presto c’è la vendemmia, gioia folle per i ragazzi. Scorrazzare tra i filari con i panierini, gli acini scoppiano in bocca, c’è chi ride, chi grida, chi burla. La casetta della vigna, dove gli uomini pigiano l’uva a piedi scalzi in una specie di grande truogolo, è tutta piena dell’odore del mosto. Nell’altro locale le donne preparano il pranzo di gala. E’ stata uccisa una pecora e cinque galline grasse. Siamo in tanti, le ciambelle col miele non si contano, e la sera gli uomini intonano le canzoni, le donne si fanno pregare un po’, ma alla fine accompagnano anch’esse e cantano tutti, anche i bambini.

costumi

p. 210
Parlava pacato e sicuro. Frattanto si toglieva il mantello, rimanendo nel consueto costume, e il corpetto di velluto disegnò il rilievo poderoso del suo torace.

costumi

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