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autori

Francesco Fancello "Brundu"

opere

Il diavolo fra i pastori

Francesco Fancello "Brundu"

Roma, Mondadori, 1945

Il diavolo fra i pastori

Francesco Fancello "Brundu"

p. 51
Fra i più eccitati era Peppinello, detto la Ballerina, un giovane pallido, magretto dalle mosse leziose. Aveva gli occhi ombraggiati da lunghe ciglia e dondolava la testa, lamentandosi con voce piagnucolante non si sa perché: “No Bibì, non lo fare, Bibì”.

gente

p. 58
Morto dopo dieci anni lo zio, il giovane aveva continuati i negozi, quando un bel giorno aveva scritto di voler “liquidare ogni interesse” per ritornare al paesello col gruzzoletto. La madre ne era quasi tramortita di gioia e da allora non aveva pensato più ad altro, affrettando col desiderio il momento della sua beatitudine. Ma l’immagine dell’oceano sterminato con le sue valanghe d’acqua “grandi come montagne”, a quel che dicevano, l’assillava giorno e notte esasperando l’attesa. Il marito n’era seriamente impensierito. “Zio Baldassà” gridò un’acuta voce lontana. Il pastore si portò sul ciglio della collinetta e vide Baroreddu ai piedi dell’erta. “Sali” urlò a sua volta. “Cosa c’è?” “Correte in paese” fece il ragazzo forzando la voce. “Ha preso male a vostra moglie” “Cosa diavolo?” “Correte in paese” ripetè Baroneddu, e arrampicarsi come un leprotto. Si incontrarono a mezza costa. “Sì, ha preso male a vostra moglie” confermò tutto affannato il servetto. Baldassarre trovò Minnia appena rinvenuta, fra un crocchio di comari spettegolanti e da queste seppe il motivo del deliquio
Il procaccia aveva gridato dalla strada: “O Zia Minnia, scendete a prendervi una lettera di vostro figlio”, e la vecchia s’era precipitata giù, facendosela leggere dallo stesso Zio Leonardo, il procaccia. “Una lettera nera” spiegò comare Angelina, “e Minnia è cascata a terra come colpita dal fulmine”. Comare Rosa ostentò trionfalmente la lettera di cui si era impossessata con valorosa risolutezza: “eccola” disse, “venite qui che eccola” disse, “venite qui che ve la leggo e trattolo in disparte –discrezione ormai inutile- gli compitò il breve biglietto: “Cari genitori questa volta non vi posso portare gioia e contentezza, e tu perdonami o madre perché ho perduto tutto il mio capitale e sono tornato povero come Gesù Bambino”. Diceva anche che non c’era rimedio e continuava :”Se mi volete lo stesso, e tu specialmente madre non mi vorrai cacciare di casa, io mi presto la moneta del viaggio perché sono stufo di emigrazione. Bacioni.
Dopochè le donne si furono allontanate i due coniugi rimasero per qualche tempo immersi in penoso silenzio. Poi Zia Minnia si sollevò a sedere sul letto dove l’avevano distesa e cominciò a battersi il petto: “Figlio mio bello, figlio mio”.

emigrazione

pp. 62-63
Certo un figlio è sempre un figlio e il padre lo amava, ma c’erano momenti che lo avrebbe gettato volentieri dentro il pozzo. Fatto è che non soltanto il medico, ma lo stesso parroco avevan consigliato d’agire, per salvare madre e figlio. Perciò, ingannata la vicinanza materna, il ragazzo dodicenne era stato consegnato allo zio, che lo aveva portato con sé in America.

emigrazione, nazioni extraeuropee

p. 65
Si sa: c’è chi s’insinua guardingo nei chiusi e trascina i buoi grassi per i viottoli segreti (non lo sanno tutti che Barore Spano s’è fatto ricco così, raccogliendo nelle sue tanche il bestiame rubato in ogni canto della Sardegna?

costumi

p. 67
Dappertutto fervevano preparativi per liete accoglienze e succulente imbandigioni: approntate le camere, riempite di biada le mangiatoie, ritagliate a lasagne le grandi sfoglie di pasta, cotto il pane in abbondanza ed ammassate lecornie di ogni genere; schiacciate, origliettas pabassinos, e tutti gli altri gustosissimi dolci a base di mandorle, buccia d’arancio e miele.

costumi

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