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Marcello Cossu

Marcello Cossu

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

pp. 13-14
Era il ballo tondo- ballo logudorese [...] Prima che le danze s'incominciano, quattro uomini detti cantori, s'aggruppano e formano l'accordo. Uno di essi, ora con voce flebile e pietosa, or fioca e sonora, scioglie un canto di sarda canzone, che gli altri tre ripetono direi quasi ad eco ma con più vemenza e calore, e con certe pause e cadenze, le quali servono a segnare i passi dei  ballerini. Inallora si dà principio alla danza. Primi ad aprire il ballo sono gli uomini; essi si porgono le mani descrivendo un largo cerchio e così a sgambettare alacremente che è un piacere a vederli. Tosto vengono le donne, le quali si fanno avanti a schiere poi s'intrecciano fra quegli uomini che vanno loro a sangue... Nel ballare si è solito formare certe tortuosità, certi giri rovesci che imprimono al ballo un carattere suo proprio molto singolare. - Questo ballo ha grande attinenza col ballonchio praticato nei confronti nei contadi del continente.Trattandoisi di balli - non è un bene passare sotto silenzio quello del Campidano, il quale per vero dire resta più garbato e gentile del nostro. Esso si suona con la sarda zampogna (is leoneddas). Un uomo vestito di mastrucca siede su d'un poggetto tenendo in bocca certi arnesi di canna diversa grandezza fatti a mo' di piffero, da cui soffiando forte e continuo fa sortire un suono dolce, armonioso, consentaneo. A questo, ogni uomo invitata la sua donna si pone a ballare in coppia con lei - ed ora separandosi, ora riunendosi a vicenda, eseguiscono insieme un infinità di carole graziose e assai svelte.

costumi, geografia, lingua

p. 13
Pure, il cortese lettore lascerà al mio desiderio patriotico di farne qui una qualunque cicalata.

flora e fauna, lingua, modi di dire

pp. 14-15
L'illustre scrittore La Marmora parlando de'nostri balli, così s'esprime nel suo Itinerario: << A queste danze prendono sovente parte gli  uomini e le donne, anche al di là d'una cinquantena d'anni. Bisogna però dire che il ballo pubblico se non esprime l'agiatezza e la poca cura delle persone che vi si dedicano non è meno un testimonio dei loro costumi semplici e dolci; specialmente allorchè si fa come suole quasi in tutta l'Isola, con decenza e con modo fermo e costante da far stare meravigliati i foresti che in quell'esercizio vedono il carattere degli abitanti. 

arte, costumi, giornalismo, riferimenti letterari, storia

pp. 15-16
Adesso ci ferisce l'orecchio il tumulto di voci alte e fioche e suon di man con elle. E' un'onda di popolo intenta a dar la baia ad un vecchio baccante, il quale come che si sentisse brillo anzi cotto dal molto vino bevuto e si vedesse ognora più barellare, non finiva mai di cioncare da un fiasco che gli pendea dal collo e che aveva sempre in mani. Intanto gli gridava uno – Toh ti sei proprio conciato per la festa....! In mia fe', mi sembri un otre con gambe... - E un altro: - Trinca trinca, cionco mio, v'è pur quel proverbio che dice: << Quando la barba fa bianchino Lascia la donna e tienti al vino >> e rideva sgangheratamente - Il vino è la poppa dei vecchi! - saltava un terzo - E sì che costui la conosce appieno la sentenza.... - Ma; - eslamava un quarto ghignando: - a chi non piace il vino, Dio gli tolga l'acqua.... Bevi bevi il vino e lascia andare l'acqua al molino.

costumi, lingua, modi di dire

pp. 16-17
In Sardegna – ove sono vini squisiti e prelibati quanto ogni bel paese d'Italia – qualche volta si fa abuso di questo nettare affascinante; ciò avviene d'ordinario nelle feste e a ben pochi; anzi a nostra gloria bisogna dire che il malaccorto adoratore di Bacco viene dai noi beffato senza misericordia – anche dagli stessi suoi amici e compaesani. Accanto a questa turba s'inoltrava altra folla di popolani avviati alla chiesetta. Erano mesti nel viso e abbattuti, e sembravano le anime di Dante quando cantavano il miserere a verso a verso. Ognuno d'essi aveva un cereo e la corona in mani e incedeva biascicando orazioni; alcuni erano scalzi e a capo scoperto con la prolissa chioma sparsa di cenere, altri si trascinavano, anzi orrore la vista d'un uomo, il quale, con gli occhi bendati e con le spalle nude, si flagellava miseramente con una taglientissima disciplina versando il sangue in gran copia.... Erano tutti fedeli che compivano un voto promesso al miracoloso Santo... Miserabile ma pur fedele immagine di quel secolo!

arte, gente, geografia, leggende, limiti, religiosità, riferimenti letterari

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