Riferimenti letterari
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
p. 48
Che la Barbagia di Sardinia assai Nelle femmine sue è più pudica, Che la Barbagia dov'io la lasciai.
DANTE
pp. 49-50
In Insula Sardinia est montana alta quae dicitur la Barbagia, et quando Ianuenses retraxerunt dictam insulam da manibus infidelium, nunquam potuerunt retraehere dictammontanam in qua habitat gens barbara et sine civilitate, et feaminae suae vedunt indutae subtili Pirgolato ita quod omnia membra ostendunt inoneste; nam est ibi magnus calor; et notat Florentiam Barbargiam simi litudinarie quia vedun illae dominae scollatae, et ostendum – etc. ( Note ai v.94, 95, 36,37 dell'ed. P.B. Longobardi, Roma 1821 ) - Per poco che si voglia leggere con attenzione il passo del gran Poeta di sopra citato, ognuno vede che, parlando delle donne fiorentine, dice espressamente che le donne della Barbagia erano più pudiche di esse: ciocchè è ben diverso da quanto hanno voluto fargli dire i commentatori, quasi veleesse dire, che se le donne d'un paese civilizzato, qual'era Firenze, andavano col seno nudo, quelle d'un paese riputato barbaro dal suo nome, non andavano così. Converrà anche riflettere, che la Barbagia è un paese montuoso, il più elevato di tutta l'Isola, dove l'inverno si sente più rigido ed il freddo vi regna una gran parte dell'anno - It. Della Marmora.
p. 51
Per compiere questo ravvicinamento, debbo soggiungere che nei detti villaggi si trova qualche volta il caso del gozzo specialmente tra le donne. Io stesso ( dice La Marmora ) ho visto un veritabile tipo di cretinismo. Ora io lascio alle persone competenti, il decidere se il gozzo, l'idiotismo e il cretinismo siano l'effetto delle vicinanze della montagna, o se siano l'effetto dell'acqua che bevono prodotta dalla neve.
p. 61
Voi che salite questo verde monte E il silenzio cercate Dov'è più folto il bosco e chiaro il fonte, Anime innamorate, Pietà di me!
L. STECCHETTI
p. 67
Ella pensava: Era quest'ora mesta. Era la dolce Malinconica ora del tramonto. Aleggiava d'intorno, l'immenso Spazio tranquillo, un'aura calma, e cupa L'onda, lontan stendèa con traditrice Quète, il suo plumbeo manto. Lorizzonte Non tradiva una nube... Era quest'ora Placida e mesta, ed ei partiva! Oh come La tristezza del cor si fa sorella Alla triste del dì nota morente... Oh! come l'eco dei lontani canti Onde lieta saluta l'ultim'ora Del servir faticoso, il poverello che riede al desco, a te suona lamento... Invan bandisci le larvate ansie, e fuggire Vorresti la penosa eco, che a l'alma Reca il ricordo d'un amato accento Che l'iddio ti porgeva, ed era estremo Saluto...
LUIGI SERRA