Riferimenti letterari
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
p. 109
Che hai Marinella?... La serra più forte, La stringe le palme, son fredde di morte, La guarda nel volto; più volto non ha.
PRATI
p. 117
Fuggì tutta la notte e tutto il giorno, Errà senza consiglio e senza guida, Non udendo o vedendo altro d'intorno, Che le lagrime sue, che le sue strida.
TASSO.
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 5
Scrivo per me, cacciandomi la noia. Di questa vita grulla e inconcludente, Torpido per natura e impaziente D'ogni pastoja. Giusti.
p. 13
Io ricorderò col cuore trepidante le memorie che la riguardano, allora quando fu soggiogata dall'imperio di Roma. Venuta in potere di questo – dice il Tola - << ebbe ordinamento e leggi certe, ebbe governanti meno rapaci e si vide indirizzata a qualche fine di prosperità e d'incivilimento. Fu allora che i municipi e le colonie dell'isola tranquille per lunga pace prosperarono; che le città sarde, popolose e fiorenti per industria e per ricchezze, con egregi monumenti, dei quali ancora rimangono i vestigi, si abbellirono; che la gran via militare e le provinciali si aprirono; che gli acquedotti, i teatri, i templi, tante altre superbe opere sursero... Fu allora che i Sardi alla mercatura, alle civili arti, ed alla milizia intesero; che delle umane discipline coi lumi della metropoli, e col buon seme delle lettere greche e latine lasciatovi da Ennio per avanzare in civiltà si giovarono. Allora vissero Famea e Tigelio; allora gli ordinamenti, i costumi, le pratiche, le abitudini della sarda provincia a quella della romana madre in qualche modo si assomigliarono.
pp. 18-19
Esule fin dai verd'anni dalla sua patria, Sorrento, ove nacque l'anno 1544, Torquato Tasso ramingò per l'Italia con suo padre, caduto ingiustamente in disgrazie del suo principe – e fino a che , non si riducessero entrambi a prendere ferma dimora in Padova. Ivi il Tasso frequentò con grande profitto le pubbliche scuole, e non tardò a manifestarsi in lui un sublimissimo ingegno e uno svegliato poeta; tant'è, ancora giovinotto diede alla luce di molte poesie, e pose mano a quel celebre poema, che doveva poi onorare tutta l'Italia. Fin d'allora, e nella fresca età di ventun anno, per la fama delle sue giovanili, fu invitato e accolto onorevolmente nella corte di Ferrara. Colà il Tasso, terminò di scrivere e pubblicò la sua Gerusalemme. [...] Ella fu la principessa Eleonora, sorella del Duca d'Este, presso cui albergava. Ella lo consolava con dolci e amorevoli parole; e gli addimostrò tanta benignità ed affetto, che il giovine poeta sentissi per lei commuovere, fin nelle più intime fibre del cuore, e l'amò.