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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Riferimenti letterari

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

pp. 16-17
In Sardegna – ove sono vini squisiti e prelibati quanto ogni bel paese d'Italia – qualche volta si fa abuso di questo nettare affascinante; ciò avviene d'ordinario nelle feste e a ben pochi; anzi a nostra gloria bisogna dire che il malaccorto adoratore di Bacco viene dai noi beffato senza misericordia – anche dagli stessi suoi amici e compaesani. Accanto a questa turba s'inoltrava altra folla di popolani avviati alla chiesetta. Erano mesti nel viso e abbattuti, e sembravano le anime di Dante quando cantavano il miserere a verso a verso. Ognuno d'essi aveva un cereo e la corona in mani e incedeva biascicando orazioni; alcuni erano scalzi e a capo scoperto con la prolissa chioma sparsa di cenere, altri si trascinavano, anzi orrore la vista d'un uomo, il quale, con gli occhi bendati e con le spalle nude, si flagellava miseramente con una taglientissima disciplina versando il sangue in gran copia.... Erano tutti fedeli che compivano un voto promesso al miracoloso Santo... Miserabile ma pur fedele immagine di quel secolo!

arte, gente, geografia, leggende, limiti, religiosità, riferimenti letterari

p. 19
A noi venia la creatura bella.

riferimenti letterari

p. 41
Toh, che alterigia! - esclamò il popolano ridendo d'un riso sardonico - si direbbe che costui schiantr il mondo con un calcio.... eppure ascolta, o formidabile Rodomonte, se mai vorresti misurarti meco, sentiresti pure come anche da noi s'usi picchiar per bene e aggiungi senza punto maneggiar spada né scudo.

lingua, modi di dire, riferimenti letterari

p. 66
Il Giudice turritano, partitosi il suo amico, a detta di Dante, un vasel d'ogni froda, corse ad aprirne una per depositarvi i cento fiorini che or ora aveva ricevuto in prezzo della libertà di Lamberto.

arte, lingua, modi di dire, riferimenti letterari

pp. 114-116
Finalmente, quando a Dio piacque, Federico prese sonno; esso era un penoso assopimento dei sensi. L'esasperato spirito vagolò prima in un pelago oscuro, ingombro di fantasmi e di esseri informi e tetri; poi corse, corse come uno sfrenato destriero finchè si fermò. Inallora stette – Federico sognava. Gli pareva di essere in un campo fiorito e là vedere: << Una Donna soletta, che si gia Cantando ed iscegliando fior da fiore Ond'era pinta tutta la sua vita. >> Egli la guardava assiso e invano tentava ritrare gli occhi da lei, che di lui punto si curava. Cheto cheto se le appressa, le sta vicino, le stende una mano... Ma la fanciulla avvertiva fugge come farfalletta che tema di esser presa... Egli le tien dietro ansante... e colei vola... ed egli mosso da facosa brama le corre appresso, l'incalza, la raggiunge, già la possiede.... Se non che in quel momento ecco odesi alto un rimbombo; sotto i suoi piedi spalancarsi la terra – e fra i vortici di fumo e di fiamme – ne sale uno spettro insanguinato […] Essi prendono di peso il misero e lo tonfano in quella broda... Egli s'affanna, si dimena, tenta uscir fuori; ma non fa che balzare, ribalzare e cadere... Federico chiede aiuto, - nessuno risponde; chiama la morte; - ma questa non viene; si cerca un ferro, - si trova nudo.... Inallora esterrefatto mugola una gran bestemmia e si sveglia.

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