Religiosità
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
p. 110
E toglierà finalmente il suo peplo da nozze dalla cappella della Maddalena, dove l'appese fin dalla partenza di Daniele.
p. 114
Ella ha riconosciuto quell'individuo al languido lume di una lampada, che stava appesa sotto l'effigie della Madonna.
p. 119
In quella sera del 2 Novembre, in cui, come già dicemmo, erano attesi i nostri coscritti, i buoni terrazzani di Lanusei stavano raccolti nella Parrocchia, salmeggiando pei loro defunti.
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 20-21
E lo sciagurato Duca, anzi che compiangerlo, grandemente s'offende d'un tale amore, condanna il Tasso come pazzo, e come tale lo fa chiudere nell'Ospedale di Sant'Anna in Ferrara. Ivi l'infelice Torquato conobbe l'ingiustizia degli uomini e quanto sia folle l'affidarsi all'amicizia dei grandi... Ma il mondo pur seppe che il Principe, che lo aveva onorato, fu a ciò indotto, non per i meriti di quella gran mente, ma solo per un fasto di sò stesso. Il Tasso languì per ben sette anni! In quell'orrido carcere, oppresso dall'angustie dell'anima; finalmente, per l'intercessione di molti Principi, riebbe la libertà. Inallora fu veduto lacero e sfinito qual pezzente, errare per lungo nelle itale contrade quell'uomo, che tanto aveva onorato la sua patria! Ma la fama che si aveva acquistato delle sue opere, e che sempre più fulgida e gloriosa si divulgava, lo protesse anche nella miseria. E gli fu chiamato a Roma dal cardinale Cinzio Aldobrandini, suo antico amico, il quale – pel singolare affetto che gli nutriva e per i meriti dello straordinario ingegno del Poeta, gli aveva impetrato presso papa Clemente VII, suo zio, la corona d'alloro da conferirgli in Campidoglio. Sorrise il Tasso al maestoso invito, e non perchè gli premesse assai l'alto onore che lo aspettava, ma a sconfiggere finalmente l'invidia dei suoi avversari che lo perseguitava, accettò, e venne a Roma. Là, egli si era ritirato nel pacifico Convento dei frati di Sant'Onofrio colla sicura persuasiva di scendere da quel colle, solo pel trionfo. [...] Era il dì 25 aprile dell'anno 1595. Torquato Tasso fu vittima della crudeltà e dell'invidia degli uomini!
pp. 28-29
I giovani d'oggigiorno – intendo di quelli di città – sono altrettanti Epicuri.... ma non hanno timor di Dio... credono che l'anima muoia col corpo – che di più? - Epperò dediti senza ritegno ai piaceri, al vizio, alla crapula, ai bagordi... Studiano; ma si, è un beccare un po' di tutto - e quel tanto che basti a ben condursi in società, come lo chiamano, che è quanto dire, a ben sapersi mostrare eleganti..... In quella vece coltivano con passione la musica – e molti, suonano maestrevolmente il piano, l'armonium, il flauto, la tromba e simili. Amano le donne, ma non più con quel parosismo d'amore; quei sospironi lunghi sguaiati, quelle stupide occhiate, non si fanno più; ora tutto viene al naturale, e in qua ci trovo molto progresso. << E delle donne che cosa me ne dici? >> << Peggio ancora, esse non fanno niente di buono; stanno tuto il dì attorno a quel loro benedetto chignon, che a dirittura voglion far vedere spaventoso, e in cui accumulano materie di tutti i tre regno della natura: animale, vegetale e minerale. - Sono poi schiave affatto della moda - vogliono tenerle proprio alle calcagna ( già s'intende coi debiti annessi e connessi ); epperò è un maledire continuo da parte dei ringhiosi genitori, che non possono sottostare a tante spese e capricci delle loro figlie - e mandano al diavolo mode, progresso e civiltà presenti!