Religiosità
Lanusei, Tipografia Sociale, 1885
Ritedda di Baricau
Marcello Cossu
p. 86
La tradizione attribuisce la formazione di questo passaggio ad un miracolo del famoso S. Giorgio, Vescovo di Barbagia, onde prese il nome. Si racconta, a proposito, che condotosi un giorno per la visita pastorale in queste parti montuose della sua diocesi, questo santo Prelato, trovandosi molto stanco, e obbligato di dover percorrere ancora della strada molto spaventosa e lunga per arrivare ad Osini, egli comandò alla montagna di aprirsi per facilitare un mezzo più pronto per arrivare' a questo villaggio; ciocchè fu dato all'istante.
pp. 87-88
Usciti da quella selva, che con Dante bensi poteva chiamare selvaggia, aspra e forte, Bernardo prese a battere un sentiero che saliva, saliva per dirupi e poggi; e non si arrestò che alle falde d'un cospicuo monte, presso una chiesuola. Era dessa la chiesa di San Girolamo sita alle falde del monte di Arqueri.
pp. 88-89
Non è questa la voragine, dove convengono i demoni e le streghe a ballare il trescone? O babbo crudo, perchè mi hai quì condotto? Ma pure Vissenteddu stette saldo; non richiamò il padre e si sedette sul limitare di quella voragine, chiamata dal volgo la bocca dell'inferno
pp. 89-90
Finchè il sole splende sull'orizzonte, il pastore vi pòascola senza paura l'argomento, e il boscaiuolo vi abbatte cantando i rami delle vecchie piante; ma quando la notte investe le sue ombre la terra, il villanello vi passa correndo, facendosi le croci per lo spavento; parocchè pargli udire sotterranei rumori e scrosci di catene, e veder luci sinistre uscite d'inferno. Tale era Arquerì, la voragine in cui Bernardo aveva condotto il suo figlio Vissenteddu.
p. 106
V'ha un ingegno splendido, generoso, che tende al bene e lo comanda; ve n'ha un altro abbietto, tenebroso, illuminato, direi quasi dalle vampe dell'inferno a spire di satana, che tende al male e trova mille vie al delitto con un'acutezza, con un'ostinazione veramente spaventevoli. E questo talvolta prevale a quello, come il serpente prevale all'aquila, avviluppandola insidioso, colle sue spire, e trafiggendola con suo dardo avvelenato.