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Italia ed Europa

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

pp. 79-80
Meno in Italia e Spagna, in tutte le nazioni d'Europa si sono costituendo delle Società protettrici degli animali, le quali hanno preso seriamente di mira questo dettaglio importante della moderna civiltà. ed ora che la nostra comun Patria va sorgendo a vita novella, perchè non avrà anch'essa da educarsi su questo nuovo elemento di civilizzazione? E Riccardo mi diceva: << Sappi, amico, che questi asinelli sono scioperi del macinato – cruente vittime d'una legge! Come, scioperi!... Sapeva bene che in Italia lo sciopero è presso che tutte le classi sociali, anche presso il ministero, ma che avvenisse ancora nelle bestie, e che dovesse incominciare dagli asini... questo non me lo sognava neppure... Mi spiego come sta la cosa, proseguì Riccardo << i padroni di queste bestie erano esercenti del macinato, cioè possedevano dei centimoli fatti girare da asinelli. Ora il signor Agente delle imposte li aggravò per tel modo sulla tassa, che coloro si videro costretti deporre ogn'idea di far da mugnai, e inviare a spasso questi poveri asinelli in così male arnese, come li vedi.

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p. 113
Così fatti pensieri rivolgeva nella mia mente estasiato dall'incantevole azzurrino del cielo, che io contemplavo dall'alto poggio di Burgos, ove giacciono i ruderi del Castello.

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pp. 114-115
E primo mi colpì agli occhi l'immenso vallone del Goceano, solcato dal sardo amazzone, il Tirso che scende gorgogliando, impinguendo le vicine campagne e porgendo abbondante pesca di trote d'anguille e finchè metta nel mare – e frastagliato dai suoi villaggetti, più o meno discosti l'uno dall'altro.

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p. 115
Primeggiava fra tutti, Bono per la sua grandezza e ricchezza di pascoli e di bestiame; esso mi rammentò l'illustre nostro concittadino Giammaria Angioi che vi sortì i natali, il quale fu il primo a scagliar la pietra contro il feudalesimo, barbaro dominio che soggiogava tuttavia l'Isola colla più abbietta schiavitù. Ma egli fu vittima della tremenda ira feudale, fu bandito dalla patria, e gli toccò morire in terra straniera!... Mi rammentò un mio compatriota, l'esimio sacerdote Francesco Murroni, Parroco di Semestene; il quale, odioso anch'egli della tirannide, dotato di nobili sentimenti e di generoso ardire, avea preso ardente parte in quei moti liberali; ed egli pur si ebbe la stessa sorte toccata agli altri; fu catturato e chiuso infamemente nelle carceri di Sassari, ove morì pochi anni appresso!... Anche Bono con a capo il dottor Salvatore Frassu – altro illustre suo cittadino – come la maggior parte dei villaggi settentrionali, prese viva parte a quell'unanime grido di redenzione.

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pp. 115-116
Per cui partì da Cagliari il 20 giugno 1796 una Commissione Regia composta dei cavalieri Musso, Guiso, Delirio e Pintor-Sirugu ossia Pintoreddu. Arrivano in Bono il 20 luglio; piantarono 2 cannoni in S. Raimondo, i Bonesi fuggirono nella montagna di Suruddò tutti armati e facendo fuoco alla truppa. Si diede intanto il sacco al villaggio, uccidendo porci e bestiame: incendiando le case dei capi di Bonifacio Cocco, di Costantino Angioi, dei fratelli Rabatta e di Giovanni Antonio Manconi. Le truppe trovarono provvista di pane, carne e vino in molte case, si diedero a mangiare e bevere tanto che i soldati di Schmit restarono ubriachi, e cadevano per le strade. I Bonesi intanto erano all'erta, scesero dal monte, e s'impossessarono dei cannoni che portarono in trionfo dentro il villaggio. La Commissione partì per Ozieri, e l'affare fu ultimato con un'amnistia, e furono pure restituiti i vasi sacri che nel saccheggio furono tolti dalla chiesa.

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