Italia ed Europa
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
pp. 54-55
Giornata seconda – Ascensione al Castello di Burgos.>> […] << Che farci inallora, se non si ha di meglio; - in chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni. - Ad ogni modo l'ascesa a quella rocca mi tornerà sommamente gradita. Su di quell'altura, io potrò respirare l'aria saluberrima della campagna; potrò contemplare il vasto estupendo panorama del vallone del Goceano; arrogi la solennità del luogo che mi richiamerà alla mente un turbinio di vetuste memorie, dei tempi tristissimi del Medio-evo, nei quali appunto fu inalzata la rocca. Infatti il Castello di Burgos, o del Goceano che si voglia chiamare, figurò assai nella storia medioevale dell'Isola. Era una delle sarde rocche più importanti, e veniva riputata inespugnabile; però anche a lei toccò la stessa sorte che si ebbero le molte altre di Sardegna; fu smantellata e abbandonata al ricovero delle fiere.... Ma fu sorte meritata.
p. 57
Si sa, proseguì Paolo >> sogliono chiamarlo: don Blas d'Aragona!. << Infatti il Castello di Burgos fu posseduto un tempo dagli Aragonesi; anzi furono gli ultimi ad abbandonarlo.
pp. 62-63
Il lettore me lo perdoni, ma io non fui mai, come nol sono presentemente, amico dei boschi e delle foreste, specialmente da quando udì i trucissimi fatti che vi si compierono, anche in epoche a noi non molto lontane!... Per somma nostra disgrazia in Sardegna e là in quelle incontrade, ove la civiltà non ha messe ancora radici, non si può viaggiare con quella tranquillità d'animo di cui dovrebbe godere ogni cittadino. Però v'è da sperare che in progresso di tempo colle comunicazioni, che mercè la rete stradale e ferroviaria, si avranno coi centri inciviliti dell'Isola – colla solerte vigilanza della forza pubblica, aumentata in numero e coll'istruzione popolare, anche questa remota terra diverrà sede della pace, del progresso e dell'incivilimento.
pp. 67-68
Avea la tappezzeria color cilestro a fiorellini d'argento – il palchetto, pitturato dal simpatico pennello del Ternelio – bravo pittore, scultore e nostro compatriotta – e il pavimento, a vaghi quadrelli di Venezia. Veniva poi arredata con molta proprietà ed eleganza: aveva un letto di ferro a rabeschi, col cortinaggio di tullo bianco ricamato – un comodino, legno noce lustrato – un canterale, legno mogano con squisite intarsiature e con su una infinità di maioliche, porcellane e cristalli multiforme e bizzarri.
pp. 70-71
Avevo, come già dissì il cappello alla Lobbia, sormontato da una splendida, piuma di pavone che mi rammentava il secolo di Don Rodrigo; i pantaloni all'inglese, color mandorla fresca tagliati proprio alla gamba – il panciotto della stessa stoffa e colore – la cacciatora di velluto, color verde bottiglia e gli stivali a tromba della più schietta pelle di Russia. Dopo aver passati in rassegna tutti questi abiti e fattane la debita pulizia, tolsi dal carniero un bel petto a merletti, un paio di polsi ed un colletto alla Bismark con una elegante crovattina del colore di questo stesso nome. I colletti e i polsini alla Bismark inallora erano in gran voga. Bismark, egli è quel politicone germanico di cui si è tanto parlato e si parla; il gran Cancelliere dell'impero di Guglielmo di Prussia – l'Archimandrita della massoneria tedesca.... amico non troppo di noi... Egli è tal uomo, il di cui nome passerà alla posterità anche per bocca della moda!