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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Italia ed Europa

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

p. 5
Verso la fine d'ottobre del 1870 io fui pregato da un mio buon'amico di passare con lui alcuni giorni in villeggiatura presso la sua terra poche leghe distante da Sassari.

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p. 5
Aveva avuto negli esami finali di quell'anno una forte sconfitta sul greco e sul latino – che io cordialmente confinerei dalle nostre scuole agli antipodi - e per trovarmi alla meglio parato al nuovo assalto nelle rinnovazioni, mi era stato giocoforza rimanere in Sassari a tisichire sui libri, per tutto il lasso delle vacanze autunnali.

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p. 9
E a raffermare il detto toglieva dal mio tacuino di schietta pelle di bulgaro una busta di telegramma, che veramente aveva ricevuto parecchie settimane prima da un Tenente di Bersaglieri, nel dì memorando in cui le nostre truppe fecero solenne ingresso in Roma.

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p. 12
Nè stette molto; chè il vetturino, tolte in mano le guide e distribuite gratuitamente ai cavalli una furia di scudisciate, il legno si mosse, partì a gran carriera, uscendo da Sassari verso la parte del Molino a vento.

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p. 13
Io ricorderò col cuore trepidante le memorie che la riguardano, allora quando fu soggiogata dall'imperio di Roma. Venuta in potere di questo – dice il Tola - << ebbe ordinamento e leggi certe, ebbe governanti meno rapaci e si vide indirizzata a qualche fine di prosperità e d'incivilimento. Fu allora che i municipi e le colonie dell'isola tranquille per lunga pace prosperarono; che le città sarde, popolose e fiorenti per industria e per ricchezze, con egregi monumenti, dei quali ancora rimangono i vestigi, si abbellirono; che la gran via militare e le provinciali si aprirono; che gli acquedotti, i teatri, i templi, tante altre superbe opere sursero... Fu allora che i Sardi alla mercatura, alle civili arti, ed alla milizia intesero; che delle umane discipline coi lumi della metropoli, e col buon seme delle lettere greche e latine lasciatovi da Ennio per avanzare in civiltà si giovarono. Allora vissero Famea e Tigelio; allora gli ordinamenti, i costumi, le pratiche, le abitudini della sarda provincia a quella della romana madre in qualche modo si assomigliarono.

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