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Flora e fauna

La bella di Osilo

Marcello Cossu

p. 95
Il Castello d'Osilo fu costrutto dai marchesi Malaspina che lo possedevano nel 1272, dopo la morte di Enzo, o meglio, dopo la caduta del Giudici del Logodoro. Nel 1315, in seguito delle convenzioni che passarono tra i Marchesi ed i Re d'Aragona, prima che D. Alfonso effettuasse la sua spedizione di Sardegna, confermò loro il possesso di questo Castello, come di fatto n'erano signori nel 1323. Alla pace del 1325 il Re ne donò di nuovo l'investitura ai Malaspina che si erano rivoltati contro di lui. Nel 1326 questo Castello fu ceduto al Re in cambio di Azzone Malaspina che si era impadronito di Castel Genovese dove era stato fatto prigioniero. Nel 1328 Giovanni Malaspina lo ricevette di nuovo dal Re col suo borgo e col Monte Figulino. Nel 1329 i Malaspina si rivoltarono di nuovo e furono banditi da Sassari, ma non si sa che avessero perduto il Castello. Nel 1336 questi stessi signori ne fecero un omaggio al Re con tutte le sue dipendenze. Nel 1339 Giovanni, Azzone e Federico Malaspina si divisero l'eredità paterna; i beni della Sardegna ed il Castello d'Osilo toccarono a Giovanni: questo essendo morto nel 1343, dopo aver legato al Re tutto quello che possedeva nell'Isola, i due suoi fratelli fecero opposizione, spedirono dal Continente delle truppe che con viva forza s'impadronirono di questa fortezza. Nel 1352 Federico ed Azzone, essendo rientrati nella buona grazia del Re, questi diede di nuovo loro l'investitura del Castello d'Osilo. - Lupo, il nostro protagonista, aveva eredato questa importante fortezza da suo padre Azzone, la quale possedeva nel 1365, epoca del nostro racconto.

arte, flora e fauna, geografia, italia ed europa, storia

p. 95
Si vedeva la villanella premurosa nel ricondurre all'abituro le sue capre – e il pastorello più sollecito nel chiamare a raccolta il suo gregge. Il bosco che esisteva fra Ploaghe e Osilo era in quell'ora immenso nel silenzio, solo di quando vi si udiva l'usignolo cantare un melanconico canto, mentre il cinghiale lasciato l'ispido covo, pasceva tranquillo – e il capriuolo gareggiava nel corso con la sua compagna.

flora e fauna, geografia

p. 108
Ma quella notte era molto lunga.... il sole si era per lui saporitamente addormentato - ed egli si avvoltolava invano su quel letto divenuto per lui di pruni.

flora e fauna

p. 129
L'esasperato spirito vagolò prima in un pelago scuro scuro, ingombro di fantasmi e di esseri informi – poi corse, corse come sfrenato destriero finchè si fermò e stette. - Allora Lupo sognava. Gli sembrava di essere in un campo fiorito, e veder là Una Donna soletta che si gia Cantando ed iscegliando fior da fiore Ond'era pinta tutta la sua via. Egli la guardava ansioso e invano tentava ritrarre gli occhi da lei.... Cheto cheto se le appressa..... le sta vicino.... le stende la mano.... Se non che la fanciulla avvertita, fugge come farfalletta... Egli le tien dietro ansante... e colei vola.... ed egli  spinto da focosa brama le corse dietro.... L'incalza.... la raggiunge.... già l'ha presa.... Allorchè alto odesi un rimbombo... sotto i suoi piedi si spalanca la terra, da cui fra vortici di fumo e di fiamme sale uno spettro insanguinato... Questi lo ciuffa pei capelli... e in un balcno lo sprofonda in quella bucca. Ormai Lupo si vede in fondo all'abisso.... una fosca luce illuminava il caliginoso luogo. Egli sta coccoloni sulle sponde d'un lago ove vede galleggiare fra le torbide acque, teste, membra e corpi umani fradici... lo spettro gli sta al fianco, il quale fa un magico cenno a quei deformi esseri, a cui si rianimano e saltano fuori.... Lupo trema... quei mostri hanno gli occhi vuoti, le membra gremite di vermi, il petto squarciato, i visceri penzoloni... Essi pigliano di peso il misero e lo tonfano entro quel brago.... Egli s'affanna, si dimena, tenta saltar fuori.... ma non fa che alzare, rimbalzare e cadere... Lupo chiede aiuto - nessuno risponde; chiama la morte - e questa non viene; si cerca ferro - si trova nudo! - Allora esterrefatto mugola una gran bestemmia e si sveglia. Poco a poco si calma, acquista ragione di sè e della causa che lo aveva abbattuto, e di essere stato un sogno.

flora e fauna, geografia, lingua, modi di dire, religiosità, riferimenti letterari

p. 130
Eppure il Moro è ospitale come l'oasi del suo deserto.... amico come l'ombra delle sue palme... soave come il frutto del suo cocco. - La sua ardenza supera i calori di Sahara..... il suo furore, i groppi del Simouhr.

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