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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Flora e fauna

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

p. 144
Ebbene, io vi giuro pel mio Dio, che voi uscirete sana e incontaminata da questo covo di serpi.

flora e fauna, modi di dire

pp. 144-145
Aveva ella avuto, nella trascorsa notte, una assai tetra visione in cui se l'era appresentata la madre avvolta in un sepolcrale lenzuolo e tutta lagrimosa. La pietosa figlia pensò che il sogno alludesse alla poca cura che ella poneva nel visitare le ossa della povera madre per cui si proponeva in quel giorno compiere il filial dovere, recandosi in quella villa ove appunto stavano raccolte le ceneri di Susanna. Infatti in uno spianato del delizioso possesso, s'ergeva una cappella ombreggiata da salici piangenti e da cipressi; dentro di essa vi era un marmoreo mausoleo – la tomba della madre di Elodia. La mesta fanciulla qui giunta s'inginocchiò e fece una lunga preghiera, poi si levò, baciò teneramente sul monumento e uscì seguita dalla fida compagna. Ella non tardò a provare un soavissimo ristoro alle sue pene; quella preghiera or ora innalzata al trono di Dio per la pace di sua madre, si riversava sul di lei cuore in tanta calma e lenimento; il suo spirito a un tratto diventò tranquillo, gaio, il suo viso si compose a letizia e sorrise. O quanta dolcezza apporta nei cuori la prece dei morti!

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pp. 145-146
Ella diceva son pur belle le sarde ville; ma non però così sfarzose e lussureggianti come le nostre d'Oriente. Qui non sono le pacifiche nostre ombre di palme; mancano il cipro, il nardo, il cinamomo e gli alberi d'incenso, di mirra, d'aloe e d'ogni più eccellente aromato; mancano il laghetti d'acque cristalline, ove guizzano infinità di pesciolini d'oro, i zampilli d'acque odorifere alle nostre religiose abluzioni e mille inenarrabili magnificenze che in quella nostra terra a larga mano son sparse. O, se voi, madonna, avreste potuto vedere i giardini del Soldano, il suo sontuoso Harem, avreste creduto la terra imparadisata.

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pp. 147-148
Nè in me il buon padre praticava quel rigido costume adoperato dai Musulmani verso le loro donne nel tenerle cioè severamente custodite negli harem; tutt'altro, egli anzi mi concedeva molta libertà e mi permetteva di seguirlo nei suoi lunghi viaggi. Con lui visitai remote contrade - popoli diversi, e vidi svariati costumi e appresi un mondo di cognizioni. Una volta passando per l'Africa ci fu data occasione di fermare all'Etiopia ove il figlio dell'Emira avendomi veduta fu preso d'amore per me. Egli era un bel moro sui vent'anni, d'alta statura e di robuste membra; i suoi lineamenti erano graziosissimi, la sua fisonomia nera si, ma molto grata. Aveva i capelli maravigliosamente ricciuti, le labbra tumide e di corallo, i denti a filze di perle; gli occhi gli lampeggiavano più d'un berillo. << Le sue attrattive erano poi poste vagamente in mostra del simpatico costume che indossava; aveva al petto un giustacuore scarlato, alle gambe, candidi calzoni, ai piedi rosei calzaretti e in capo un vasto turbante attorcigliato. Col pugnaletto ritorto al fianco, con delle catenine d'oro schietto e gemme che gli brillavano da tutta la persona.

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p. 152
Simile alla sposa novella sorridente nel viso, procinta la fronte di rose e di gigli, sorgea l'aurora. Essa sembrava si specchiasse sul tremulo elemento quasi volesse porre in più vaga mostra quei sontuosi addobbi d'oro e di porpora... Poco dopo il sole sorgeva dal mare – era tutto sanguigno, tutto rosso come di fuoco – e lento lento si elevava di radando i vapori che lo coprivano.

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