Geografia
La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Daccanto, una immensa specchiera di Venezia e di fronte un vasto padiglione a merletti.
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Fatto sta Ciro era stato perentoriamente richiamato alla Corte d'Arborea, presso il Giudice cui era agli stipendi, ed il valoroso giovine, vero figlio del dovere, si era tosto rassegnato alla partenza.
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Sul battuto d'una torre del Castello d'Osilo se ne sta un uomo con ambo i gomiti infissi fra i merli si reggeva tutto il capo nelle palme e intensamente pensava.
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Egli aveva scorso i polverosi turbini di Sahara che si erano rovesciate sul suo capo, e richiamava alla mente i felici giorni giovanili. - Vedeva la palma del suo orto, il cipro ed il nardo, il gruogo, il cinamomo e l'incenso, i ruscelletti e i pozzi d'acqua viva.... e sospirava, perchè aveva perduto ogni cosa. Vedeva l'Urì dei suoi primi sogni d'amore, e le parlava come l'avesse innanzi.
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Le tue chiome erano crespe e brune come le ali del corvo e le tue tempie erano simili ad un pezzo di melograno... I tuoi occhi sembravano colombi presso ruscelli d'acqua, ed erano come lavati in latte e posti come dentro il castone di un anello.... Le tue labbra somigliavano un filo tinto d'iscarlato e stillavano mirra schietta.... Tu eri sì bella, colomba mia, eri sì bella ed eri amore.