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Geografia

Lanusei, Tipografia Sociale, 1885

Ritedda di Baricau

Marcello Cossu

pp. 23-24
Bisogna dire che Lanusei, all'epoca del nostro racconto, era quasi priva di comunicazioni coi centri inciviliti dell'Isola. Non erano ancora costruite le due strade, che al presente la allacciano a Cagliari, tanto per la via di Seui-Mandas, come per quella di Tortolì-Muravera. E' d'uopo anche confessarlo, l'Ogliasrta, la Barbagia e il Sarrabus, fertilissime regioni della nostra Sardegna, furono sempre le più trascurate del Governo; e ci vollero energiche proteste da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento; ci vollero popolari Comizi e calde raccomandazioni acciò venissero comprese nel progetto di legge delle ferrovie complementari nell'Isola.

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p. 23
Non lungi dal villaggio di Lotzorai, presso un monticello, si vedevano ancora le rovine di un vecchio castello detto di Ogugliastra. Il nome di Ogugliastra cambiato poi in quello di Ogliastra, non viene dall'ulivo selvatico (oleastro), che abbonda in tutta l'Isola: ma da un obelisco in pietra, detto dai naviganti Aguglia, che si trova nel bordo del mare un poco al nord di S. Maria Navarrese, sotto Monte Santu, prima d'arrivare al capo di questo nome. Questo obelisco è formato naturalmente da un gran masso di roccia calcarea.

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p. 23
Quantunque egli appartenesse ad agiata famiglia, e fosse di buon casato, vestiva in preto costume ogliastrino, e come vestivano allora tutti i giovani di Lanusei, malgrado l'invadente civlità.

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p. 24
Si racconta che nella ricorrenza della festa di San Cristoforo ( sagra esistente nei territori d'Ilbono ) essendovi concorso molto popolo e con esso i Moschettieri di guarnigione a Lanusei, costoro ebbero il mal talento di fare certe levate di mano sulle forosette; di che grandemente sdegnato il popolo, dato il piglio a dei coltellacci, fece man bassa sugli inurbani forestieri. Si ricordano ancora i Sette Antoni, che solevano divertirsi al bersaglio dentro il paese, senza essere molestati dai Moschettieri. Ora i Sette Antoni non erano altri, che i sette famigerati banditi dell'Ogliastra.

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pp. 25-26
I preti ebbero sempre modo di condur l'acqua al loro molino, - Si ha per certo che un Parroco d'Ilbono, or son molt'anni, da povero che era, divenne in breve ricchissimo; ed ecco in che modo: Un giorno, un pastore portò in dono al Parroco un bel pezzo di muflone in cui casualmente, il prete trovò una palla di puro argento. Di che meravigliatosi, chiamò il pastore per averne spiegazione; e questi gli fece sapere che egli era solito far le palle pel il suo archibugio con certe pietruzze, che trovava alle falde di una montagna, poco lungi da quel di Talana. Allora il Parroco si fece condurre in quella località, dove potè constatare l'esistenza di un filone di argento purissimo. In seguito, messosi il Parroco in relazione con un capitano di nave, che spesso faceva rotta per Tortolì, per acquisto di vino, con mille precauzioni e con tutta segretezza, acciò eludere la vigilanza del regio Governo, fece di sfroso, trasportare in Continente una gran quantità del minerale, che fu giudicato e venduto per puro argento. Siffattamente il Parroco d'Ilbono divenne ricco, a segno di avere d'argento, persino i vasi per gli uffici più umili. Ed erano tempi in cui si riputava ricco, chi avesse posseduto in contanti un centinaio di scudi! - In progresso di tempo, certo per franamenti accaduti nella montagna, si perdettero affatto le tracce di quella importantissima miniera, che invano ancora si ricerca.

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