Geografia
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
pp. 82-84
Pisa dichiaratasi già nemica di Genova fomentando gli antichi rancori, incominciò l'offensiva col prendere verso il 1276 le difese d'un signore corso a svantaggio della rivale. Costei ne fu punta sul viso e si diede ad allestirsi per la rivendica. In un primo scontro ventiquattro navi pisane furono assalite e fugate. Pisa mal sopportando l'oltraggio, fece di tutto per armare cento e tre galee con le quali andò a schierarsi proprio di fronte a Genova, incitandola alla pugna con infiniti improperi e schiammazzi e gettando dentro le mura per milanteria freccie d'argento. Genova quanto mai superba e severa tutrice dell'onor suo, non appena fu in grado di mettere in mare cento venti galee, ricambiò l'insulto. Pisa ancor più inacerbita risalì sulle navi e corse sitibonda di sangue alla vendetta. Le due nemiche si scontrarono nello scoglio della Meloria che doveva dappoi eternare il fraterno eccidio, e quivi spiegatesi, dato il solito segnale, si azzuffarono. Alberto Morosini ammiraglio veneziano comandava l'armata pisana e Umberto Doria, la genovese. Il primo scontro fu d'ambe le flotte d'egual vigoria e ferocia; il mare ne fu tutto sconvolto e videsi trasformare in un momento - così erano precipitate le mosse delle navi, - in tanti solchi spumosi e densi. Era un continuo scagliar dardi l'un l'altro, proietili, animali velenosi raccolti in vasi di terra e materie incandescenti. [...] Effettivamente essa è fatta prigioniera con undici mila uomini..! Così Pisa giacque sorpresa dal nemico e dal tradimento..! Inallora si formava quel motto: << Chi vuol veder Pisa vada a Genova! >>.
p. 83
Alberto Morosini ammiraglio veneziano comandava l'armata pisana e Umberto Doria, la genovese. Il primo scontro fu d'ambe le flotte d'egual vigoria e ferocia; il mare ne fu tutto sconvolto e videsi trasformare in un momento - così erano precipitate le mosse delle navi, - in tanti solchi spumosi e densi. Era un continuo scagliar dardi l'un l'altro, proietili, animali velenosi raccolti in vasi di terra e materie incandescenti.
p. 92
Sono ormai trascorsi alcuni anni da che la pietà del vostro genitore mi trasse dall'indigenza in cui era caduta, e mi menò dall'Oriente in Sardegna; eppure tuttavia voi, madonna, non conoscete chi veramente sia Zulemaide.
pp. 96-97
Dietro i fatti della festa di Salvenero, gli animi dei Sassaresi non solo, ma di tutti i Logudoresi si sentirono infocolare al patrio amore di libertà. Le parole del valoroso Capitano, Niccolò Calderai, come che avessero avuto forza di attuare il tumulto, erano poi state un irresistibile movente per quei cosi i quali non volevano più sentirne di soggezione e di tirannide. Da tutti si bramava la comune indipendenza, da tutti la caduta dell'immane Giudice che si conculcava. Parve inallora tempo ai nemici di costui di tramare la sua ben meritata rovina. Erano questi i Doria, i Malaspina, i marchesi di Massa, i quali avevano sul Logudoro antichi diritti di pertinenza. Essi adunque erano mossi da sole mire ambiziose e si collegarono con Sassari, che da suo canto voleva esentarsi da quell'annuo tributo che doveva sborsare a favore del regolo, e crearsi affatto indipendente. Epperò tutti vennero di comune accordo, si raunarono in segrete congreghe, si fecero alleanze, si fermarono patti, si congiutò. Il Giudice turritano doveva cadere vittima d'un pugnale!
p. 99
Noi verremo assoggettati al giuramento di fedeltà e sommessione epperò a tutte quelle balzellerie e umiliazioni di cui si fa arbitro il mostruoso dominio feudale! Che cosa addunque ne conviene fare a schiavar tanta copia di mali?. - null'altro fuorchè progettare il conquasso della corte di Ardara... Il Giudice turritano ha colmato la misura.... già i popoli suoi vassalli sonosi finalmente disposti alla rivolta... da tutti già si grida: morte ai tiranni! E noi pure grideremo: Morte al regolo di Torres! - Morte al Giudice Michele Zanche - gridò concordemente l'assemblea.