Geografia
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico
Marcello Cossu
pp. 71-72
L'ordine della nostra istoria vuole che ne portiamo in Sassari nella via Turritana in quel tempo primaria fra le altre vie della città e in cui fissavano dimora le incessanti emigrazioni dall'antica Torres ormai distrutta – d'onde prendeva poi nome la via. La via Turritana era inallora lunga, spaziosa e andava a mettere, come al giorno d'oggi si vede, nella mole del duomo dedicato in quell'epoca a Nostra Signora del Popolo. Vi facevano bella mostra i grandiosi palagi delle illustri famiglie torreggiane e sassaresi fra di cui tutti, spiccava quello dei Catoni.
pp. 72-73
Guantino Catoni fu un uomo molto celebre alla sua età; Sassari lo considerava fra i suoi più illustri cittadini vuoi per le immense ricchezze che aveva ereditato, vuoi pel valor militare e vuoi anche per la politica somma negli affari di stato. Il suo padre, uomo animoso e liberale, era stato mai sempre propugnatore del libero vivere – per cui spesse volte fu veduto vestir usbergo, cinger spada e imbracciar scudo. Fu ancor egli uno dei capi rivoltosi di quella famosa sommossa suscitatesi in Sassari verso il 1236 nella quale venne trucidato il giovine ed infelice regolo Barrusone III fratello di Adelasia di Torres di cui già parlammo. [...] Fatto sta in un popolare tumulto Barrusone restò trucidato e Ubaldo Visconti giudice già di Gallura lo divenne anche di Torres. Inallora fu che il Visconti si addimostrò verso Sassari qual mite Signore, accordandole per primo – una carta di franchigie e poi restringendo la sua signoria su di essa ad un annuo tributo che la Comune dovevagli pagare in tante libre d'argento.
pp. 74-75
Adelasia inconscia delle mene adoperate dal marito contro il fratello, si era querelata presso papa Gregorio IX perché si degnasse fulminar le censure contro autori del misfatto. Questo papa - quanto ipocrita, altrettanto ambizioso, colse propizio il momento di raffermare gli antichi diritti della santa sede sul Giudicato, epperò con tutta sollecitudine commise all'Arcivescovo di Pisa il reclamato ufficio e di pari tempo inviò alla reggia di Ardara certo suo cappellano Alessandro istruito del ciò da fare. [...] – anche quelli che aveva erdedato dal suo avolo Guglielmo di Massa in Sardegna, Corsica, Pisa, ecc, ecc. Quest'atto veritiero – perchè corredato da documenti che tuttavia esistono – mentre segnala debolezza anzi dirò vigliaccheria di questi nostri antichi principi, manifesta pure l'ingordigia del dominio dei papi a quell'epoca.
pp. 75-76
Tornando a noi, Guantino non aveva degenerato dal padre; gli aveva sortito dalla natura un animo generoso e grande – fin da giovinotto fu inviato a Genova a studiarvi il trivium ed il quattrivium e ad apprendervi l'arte militare che poi a quei tempi – prevaleva sopra ogni altra disciplina. Egli superò in tutto i suoi compagni - tant'è veniva da tutti portato ad esempio - e si meritò l'amore e la considerazione delle primarie famiglie genovesi tra cui, in particolar modo quella dei Doria e dei Malaspina. Da costoro fu armato cavaliere e ammesso a prender parte alle incessanti rappresaglie che si facevano le due rivali repubbliche Genova e Pisa. [...] I suoi concittadini furono solleciti a presentargli i più sinceri attestati di stima, ad ammetterlo nei Consigli della Comune – ad elevarvelo al dignitoso grado di Podestà; ed egli perito qual era in così fatti negozi, lo si vide amministrare con una saggezza e bontà non comune, spesse volte disponendo del suo avere per il benessere della patria.
pp. 78-79
Gerusalemme presa e ripresa or dai Cristiani, or dai Turchi era caduta fin dal 1244 in potere di questi ultimi. Le forze cristiane – all'epoca del nostro racconto – si erano concentrate nella Tolemaide (San Giovanni d'Acri) ed ivi, le città marittime Genova, Venezia e Pisa continuatamente fra loro gareggiando, vi avevano quartieri, leggi e magistrati proprii.