Modi di dire
Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875
Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo
Marcello Cossu
p. 43
Le dorate speranze vagheggiate attraverso all'illusione.
p. 47
Intanto preso commiato dall'ostessa, inforcammo i nostri cavalli e partimmo di carriera dalla città di Ozieri.
p. 48
Fatto appena un mezzo miglio, prendemmo a battere un sentiero assai angusto e scosceso. Talvolta esso si spingeva su su, come per raggiungere l'ertezza d'un ciglione, tal'altra scoscendeva a precipizio fra balze e dirupi spaventosi. I nostri cavalli vincevano con impareggiabile destrezza quelle asperità, e galoppavano alacremente. Facevano piacere a vederli inerpicarsi su quei burroni, e poi scivolare senza pur fallire un piede, con quell'animosità loro propria. Queste nostre besticcole – che ben si possono così chiamare a petto degli stalloni di continente non addimostrano a prima vederle la grande abilità che si hanno e per cui tornano a noi molto care; nessun'altra cavalcatura farebbe al nostro caso; esse sono al Sardo alpigiano, come il camello al nomade dell'Africa. La provvida natura dispensò saggiamente i suoi doni. Dopo aver camminato buon tratto al detto modo, sbuccammo alfine in una vasta pianura, la quale andava a confinare nella foltezza d'un bosco, che si vedeva in lontananza. - Noi dovevamo traversare per lungo tutta quella pianura e poi anche il bosco. Pertanto quì rincominciò il nostro garrire, che finora era stato acchetato dalla strada malagevole. Il mio amico, Riccardo come se nulla gli pesasse più sull'animo del conto della sorella, ridivenne gaio, ed era bello a vederlo far spiccare graziosamente corvette e caracolle a quel su briosissimo puledro.
p. 50
Se lo diceva io, che mi sarebbe toccato reggerti il candeliere!... O povero mio cappello lobbia color marrone!.... E dire che l'ho comprato, non son or tre mesi... e che mi veniva tanto caro, rammentandomi quella spiritosa pantomima tragico - comica, che noi tutti sappiamo, e che fece tanto a ridere la gente.... Ma via, non se ne parli più - l'amicizia domanda il suo sagrifizio e sia fatto - e al mal capitato lobbia color marrone, adotteremo lo a puff color verdone!
pp. 50-51
Ti farò conoscere – dio Bacco volendo – il Negromante che ci ha giurata guerra, e ci contende il terreno palmo a palmo... >> << Bello, questo, poetico!... Sarà un prete, sfido? >> << Appunto un prete! - Un diavolaccio di zio della ragazza che si ha fitto in capo, non lasciarle prender marito finchè non creppi lui prima... Immagina che crudeltà! - Ma lo scellerato ha le sue sante ragioni; chè è tutore della ragazza, e ne amministra la pingue dote come robba sua.. >> << Che anima nera di prete! - E quanti anni fa, la ragazza? >> << Diciott'anni!>> << Cannoni! - però la cosa è seria; bisognerà che tu e lei v'accomodiate a basir l'amore ancora per tre anni! - un eternità per due che si amano forte – e fino a che la fanciulla non raggiunga il ventunesimo anno, età della sua emancipazione, voi non potrete sicuro conseguire le vostre brame; chè tanto il prete, che la legge vi si oppongono inesorabilmente! >> << La legge in questo caso tiene del medioevale, del barbaro; avrebbe dovuto por mente a certi scellerati tutori, che per papparsi le sostanze dei loro pupilli, si valgono tirannicamente di quella podestà, che a loro spensieratamente fu accordata.