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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

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Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

pp. 138-139
Egli aveva scosso i polverosi turbini di Sahara che da tempo si erano rovesciati sul suo capo e richiamava alla mente i primi giorni della sua vita – i giorni felici. Vedeva la palma del suo orto, il melograno, il cipro ed il nardo, il grunzo, il cinanomo e l'incenso; i ruscelletti e i pozzi d'acqua viva... - e sospirava; perocchè egli aveva perduto ogni cosa. Vedeva l'amica de'suoi primi pensieri d'amore, - le parlava come fosse vicina e le diceva così: - Oh quanto eri bella, amica mia, quanto eri bella! Io ti assomigliava alla rosa di Seroa; perocchè eri bianca e vermiglia... eri dolce più del miele e odorosa, perocchè sparsa de'tuoi oli odoriferi - le tue chiome erano crespe e brune come le ali del corvo e le tue tempie erano simili ad un pezzo di melograno... I tuoi occhi sembravano colombi presso ruscelli d'acqua ed erano come lavati di latte, e posti come dentro il castone d'un anello... le tue guancie erano simili ad un'aja d'aromati a bussoli d'odori... le tue labbra simigliavano un filo tinto di scarlato e stillavano mirra schietta. - Tu eri così bella, o sposa mia, colomba mia, eri così bella e m'inspirasti amore.... e tu mi amavi perchè eri Amore stesso.

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pp. 144-145
Aveva ella avuto, nella trascorsa notte, una assai tetra visione in cui se l'era appresentata la madre avvolta in un sepolcrale lenzuolo e tutta lagrimosa. La pietosa figlia pensò che il sogno alludesse alla poca cura che ella poneva nel visitare le ossa della povera madre per cui si proponeva in quel giorno compiere il filial dovere, recandosi in quella villa ove appunto stavano raccolte le ceneri di Susanna. Infatti in uno spianato del delizioso possesso, s'ergeva una cappella ombreggiata da salici piangenti e da cipressi; dentro di essa vi era un marmoreo mausoleo – la tomba della madre di Elodia. La mesta fanciulla qui giunta s'inginocchiò e fece una lunga preghiera, poi si levò, baciò teneramente sul monumento e uscì seguita dalla fida compagna. Ella non tardò a provare un soavissimo ristoro alle sue pene; quella preghiera or ora innalzata al trono di Dio per la pace di sua madre, si riversava sul di lei cuore in tanta calma e lenimento; il suo spirito a un tratto diventò tranquillo, gaio, il suo viso si compose a letizia e sorrise. O quanta dolcezza apporta nei cuori la prece dei morti!

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pp. 145-146
Ella diceva son pur belle le sarde ville; ma non però così sfarzose e lussureggianti come le nostre d'Oriente. Qui non sono le pacifiche nostre ombre di palme; mancano il cipro, il nardo, il cinamomo e gli alberi d'incenso, di mirra, d'aloe e d'ogni più eccellente aromato; mancano il laghetti d'acque cristalline, ove guizzano infinità di pesciolini d'oro, i zampilli d'acque odorifere alle nostre religiose abluzioni e mille inenarrabili magnificenze che in quella nostra terra a larga mano son sparse. O, se voi, madonna, avreste potuto vedere i giardini del Soldano, il suo sontuoso Harem, avreste creduto la terra imparadisata.

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pp. 147-148
Nè in me il buon padre praticava quel rigido costume adoperato dai Musulmani verso le loro donne nel tenerle cioè severamente custodite negli harem; tutt'altro, egli anzi mi concedeva molta libertà e mi permetteva di seguirlo nei suoi lunghi viaggi. Con lui visitai remote contrade - popoli diversi, e vidi svariati costumi e appresi un mondo di cognizioni. Una volta passando per l'Africa ci fu data occasione di fermare all'Etiopia ove il figlio dell'Emira avendomi veduta fu preso d'amore per me. Egli era un bel moro sui vent'anni, d'alta statura e di robuste membra; i suoi lineamenti erano graziosissimi, la sua fisonomia nera si, ma molto grata. Aveva i capelli maravigliosamente ricciuti, le labbra tumide e di corallo, i denti a filze di perle; gli occhi gli lampeggiavano più d'un berillo. << Le sue attrattive erano poi poste vagamente in mostra del simpatico costume che indossava; aveva al petto un giustacuore scarlato, alle gambe, candidi calzoni, ai piedi rosei calzaretti e in capo un vasto turbante attorcigliato. Col pugnaletto ritorto al fianco, con delle catenine d'oro schietto e gemme che gli brillavano da tutta la persona.

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p. 147
L'orbato genitore la pianse per lungo tempo e vedilo spesse volte scendere nel giardino, prostrarsi a terra ai piedi del sontuoso mausoleo che aveva innalzato alla sua Ziska e rimanervi così molte ore.

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