Grazia Deledda
Milano, Arnoldo Mondadori Editore
Canne al vento
Grazia Deledda
p. 385
Lia intanto, mentre le sorelle disonorate dalla fuga di lei non trovavano marito, scrisse annunziando il suo matrimonio. Lo sposo era un negoziante di bestiame ch'ella aveva incontrato per caso durante il suo viaggio di fuga: vivevano a Civitavecchia, in discreta agiatezza, dovevano presto avere un figlio.
p. 385
Una mattina fu trovato morto nello stradone, sul ponte dopo il paese. Doveva esser morto di sincope, perché non presentava traccia alcuna di violenza: solo una piccola macchia verde al collo, sotto la nuca.
p. 386
Altri tempi, Noemi, sorella mia! Del resto i signori sono appunto i mercanti, adesso. Vedi il Milese? Egli dice: il Barone di Galte adesso sono io.
p. 386
- Egli stesso dice che vuol lavorare, Noemi, sorella mia! Lavorerà dunque: farà il negoziante come
suo padre.
- Doveva farlo prima, allora. I nostri parenti non hanno mai comprato buoi.
- Altri tempi, Noemi, sorella mia! Del resto i signori sono appunto i mercanti, adesso. Vedi il Milese? Egli dice: il Barone di Galte adesso sono io.
Noemi rideva, con uno sguardo cattivo negli occhi profondi, e il suo riso scoraggiava donna Ester più che tutti gli argomenti dell'altra sorella.
p. 387
E a lui, al povero servo, non rimane che ritirarsi per il resto della vita nel poderetto, spiegar la sua stuoia e riposarsi con Dio, mentre nel silenzio della notte le canne sussurrano la preghiera della terra che s'addormenta.