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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Nazioni extraeuropee

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Violetta del Goceano. Romanzo contemporaneo

Marcello Cossu

pp. 70-71
Avevo, come già dissì il cappello alla Lobbia, sormontato da una splendida, piuma di pavone che mi rammentava il secolo di Don Rodrigo; i pantaloni all'inglese, color mandorla fresca tagliati proprio alla gamba – il panciotto della stessa stoffa e colore – la cacciatora di velluto, color verde bottiglia e gli stivali a tromba della più schietta pelle di Russia. Dopo aver passati in rassegna tutti questi abiti e fattane la debita pulizia, tolsi dal carniero un bel petto a merletti, un paio di polsi ed un colletto alla Bismark con una elegante crovattina del colore di questo stesso nome. I colletti e i polsini alla Bismark inallora erano in gran voga. Bismark, egli è quel politicone germanico di cui si è tanto parlato e si parla; il gran Cancelliere dell'impero di Guglielmo di Prussia – l'Archimandrita della massoneria tedesca.... amico non troppo di noi... Egli è tal uomo, il di cui nome passerà alla posterità anche per bocca della moda!

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p. 75
Io invece t'assicuro che se un civil cittadino, non mai uscito dai lussureggianti dintorni della sua città, passasse per caso in uno dei nostri poveri villaggi, alla vista dei tuguriosi e melanconici abitacoli, e del tetro e miserabile aspetto che essi hanno, si crederebbe senz'altro di esser capitato fra i selvaggi d'America e d'Australia!

contatti con altri paesi, nazioni extraeuropee

p. 148
Arrogi la sua massiccia ignoranza, continuò Riccardo - egli è uno di quei preti creati all'epoca che i reverendi venivano su come funghi! Se vedessi la sua scrittura... tiene dell'ebraico – sembra, geroglifici d'Egitto, e non si capisce un'acca! - egli è reputato il più tremendo Negromante dei dintorni!

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p. 180
Il nostro arrivo fu salutato con gioia dai vignaiuoli grazoncelli e villanenne che si trovavano nel perdio intenti alla vendemia. O, come si notavano lieti nella bisogna! quanta giocondità trapelava da loro! com'erano felici! - E chi più di essi! - Forse gli Epuloni con i loro incalcolabili tesori che si tengono chiusi nelle splendide sale d'un castello? - Niente affatto... E' il caso di ripetere quello che disse un giorno Solone a Creso re di Lidia, il quale nel fargli mostra delle sue immense ricchezze, lo domandava se egli veramente lo reputava l'uomo più felice della terra. No, gli avea replicato Solone, io conosco un uomo più felice di voi; questi è un contadino della Grecia, che non essendo né povero, né ricco, non ha che pochi bisogni ai quali provvede colla fatica delle sue mani.

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Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi / Cuec, 2007

La bella di Cabras

Enrico Costa

pp. 28-29
Dovrei qui spendere qualche parola sulle launeddas, sul canto e ballo sardo, e sulla corsa dei barberi, ma lo credo inutile, poiché in proposito si è detto e scritto un mondo di roba. Secondo il Bresciani tutto in Sardegna risale all'Oriente. Nel ballo sardo egli riscontra i balli pirrici della Troade, dei Cureti in Creta, dei Coribanti in Frigia, dei Dàttili in Bitinia, dei Salii nel Lazio; balli che si facevano a suon di crotali, di sistri e di tibie, le quali non sarebbero altro che le sarde launeddas a tre calami. Parlando di certi balli sardi, veduti a Pirri ed a Quarto, il Bresciani dice di avervi notato “...il corrotto delle feste adonie con tutto lo smaniare delle donne di Biblo e di Berito sopra il giovane Adone ucciso dal cignale, e poi ricondotto a vita pel grazioso dono di Proserpina...” E scusate se è poco! Lo stesso scrittore trova orientali i giuochi pubblici e segnatamente le corse dei cavalli, la foggia dei freni, il montare in sella e il gettarsi indietro correndo. Corbetta invece scrive che quello dei sardi “è un correre veramente barbaro, proprio dei veri selvaggi delle lande e pampas dell'America del Sud...”. Sono asiatici, o sono americani i nostri fantini? Il Bresciani ama tanto le voci del canto sardo, nelle quali ei trova “una certa grazia che appaga l'udito e lo accarezza dolcemente con tale non so che di soave mestizia, la quale è creata da un tremolio che fan le voci...”. Il Corbetta invece non può soffrire la musica delle launeddas, la quale (dice lui) “è piuttosto barbara che primitiva: un'armonia che non è armonia, tutt'altro che dolce; eppure i sardi ne vanno pazzi...” Sempre d'accordo gli scrittori di cose sarde”.

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