Arte
Milano, Mondadori, 1972
Paese d'ombre
Giuseppe Desś
p. 100
Ma di sera, quando i passeri si riunivano sui grandi cipressi che fiancheggiavano l’Oratorio delle Anime, allo stridìo assordante, come un misterioso segnale, da tutte le direzioni i ragazzi riaffluivano nella piazza. Quelle grida acute di ragazzi e quelle strida di passeri erano il primo segno della notte, a cui seguivano dal campanile della chiesa di Santa Barbara i rintocchi dell’Ave Maria.
p. 100
Ma di sera, quando i passeri si riunivano sui grandi cipressi che fiancheggiavano l’Oratorio delle Anime, allo stridìo assordante, come un misterioso segnale, da tutte le direzioni i ragazzi riaffluivano nella piazza. Quelle grida acute di ragazzi e quelle strida di passeri erano il primo segno della notte, a cui seguivano dal campanile della chiesa di Santa Barbara i rintocchi dell’Ave Maria.
p. 122
A un certo punto – dissero poi i toscani – poco prima della chiesetta di San Sisinnio, avevano sentito la fucilata.
p. 155
Angelo Uras sembrava la contraddizione vivente dell’idea che il maresciallo s’era fatta dei sardi, e questo lo spingeva a perseguitarlo, ora che l’occasione si era presentata; pregustando il piacere di fargli attraversare il paese con le manette ai polsi e di richiuderlo nel carcere locale, situato dietro il Palazzo arcivescovile
p. 227
Il bersaglio poteva essere la banderuola di ferro di uno dei tanti comignoli del Palazzo arcivescovile che, colpita, girava all’impazzata emettendo un lamentoso cigolìo che si udiva anche da casa Fulgheri; oppure il galletto di lamiera infilzato nel parafulmine dell’agile campanile di Santa Barbara che svettava sopra i tetti contro lo sfondo di Monte Homo; o la grande campana che appariva come un triangolo nero nel vano della torre.