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arte aspirazioni colori contatti con altri paesi costumi emigrazione flora e fauna gente geografia giornalismo istruzione italia ed europa leggende limiti lingua modi di dire nazioni extraeuropee religiosità riferimenti letterari storia

Cagliari, Tipografia del Corriere di Sardegna, 1875

Elodia e la repubblica sassarese. Romanzo storico

Marcello Cossu

pp. 14-15
L'illustre scrittore La Marmora parlando de'nostri balli, così s'esprime nel suo Itinerario: << A queste danze prendono sovente parte gli  uomini e le donne, anche al di là d'una cinquantena d'anni. Bisogna però dire che il ballo pubblico se non esprime l'agiatezza e la poca cura delle persone che vi si dedicano non è meno un testimonio dei loro costumi semplici e dolci; specialmente allorchè si fa come suole quasi in tutta l'Isola, con decenza e con modo fermo e costante da far stare meravigliati i foresti che in quell'esercizio vedono il carattere degli abitanti. 

arte, costumi, giornalismo, riferimenti letterari, storia

pp. 15-16
Adesso ci ferisce l'orecchio il tumulto di voci alte e fioche e suon di man con elle. E' un'onda di popolo intenta a dar la baia ad un vecchio baccante, il quale come che si sentisse brillo anzi cotto dal molto vino bevuto e si vedesse ognora più barellare, non finiva mai di cioncare da un fiasco che gli pendea dal collo e che aveva sempre in mani. Intanto gli gridava uno – Toh ti sei proprio conciato per la festa....! In mia fe', mi sembri un otre con gambe... - E un altro: - Trinca trinca, cionco mio, v'è pur quel proverbio che dice: << Quando la barba fa bianchino Lascia la donna e tienti al vino >> e rideva sgangheratamente - Il vino è la poppa dei vecchi! - saltava un terzo - E sì che costui la conosce appieno la sentenza.... - Ma; - eslamava un quarto ghignando: - a chi non piace il vino, Dio gli tolga l'acqua.... Bevi bevi il vino e lascia andare l'acqua al molino.

costumi, lingua, modi di dire

pp. 16-17
In Sardegna – ove sono vini squisiti e prelibati quanto ogni bel paese d'Italia – qualche volta si fa abuso di questo nettare affascinante; ciò avviene d'ordinario nelle feste e a ben pochi; anzi a nostra gloria bisogna dire che il malaccorto adoratore di Bacco viene dai noi beffato senza misericordia – anche dagli stessi suoi amici e compaesani. Accanto a questa turba s'inoltrava altra folla di popolani avviati alla chiesetta. Erano mesti nel viso e abbattuti, e sembravano le anime di Dante quando cantavano il miserere a verso a verso. Ognuno d'essi aveva un cereo e la corona in mani e incedeva biascicando orazioni; alcuni erano scalzi e a capo scoperto con la prolissa chioma sparsa di cenere, altri si trascinavano, anzi orrore la vista d'un uomo, il quale, con gli occhi bendati e con le spalle nude, si flagellava miseramente con una taglientissima disciplina versando il sangue in gran copia.... Erano tutti fedeli che compivano un voto promesso al miracoloso Santo... Miserabile ma pur fedele immagine di quel secolo!

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pp. 17-18
Non lo sapete? Egli è il nostro crudele Feudatario, il Bastardo del nostro messer Giudice Donno Michele Zanche....! - avevano risposto mille altre - Che il demonio quanto prima chiami entrambi alla sua gloria! - avevano cessato tutti nel dire. Effettivamente sullo sbocco della strada che menava a Salvenero compariva in quel punto una magnifica cavalcata di gentiluomini armati fino alla gola. In mezzo faceva feroce comparsa un brutto giovine sui venticinque anni di color terreo, d'occhi infossati e bigi, d'un burbero aspetto, altiero, superbo. - Egli era il Bastardo. Egli era colui che aveva apportato il turbamento negli animi, che si aveva attirato l'universale indegnazione. - Egli doveva essere un gran triste uomo. La cavalcata si approssimava sempre più allo spianato quando a un cenno del capo, dato di speroni ai cavalli, investì furiosamente la calca dei festeggianti, distribuendo alla cieca colpi di calci e di alabarde.

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pp. 18-19
Malann'abbi! - gridò un popolano che era stato atterrato e mezzo pesto dall'impeto – Malann'abbi, marrano scellerato!.... Va, me la pagherai... - Zitto per Dio, Valentino, - borbottava un'altro riprendendolo – non sai tu quanto possano quei crudeli tiranni? - Eh! Si, lo so lo so – ripigliava il primo – e pur troppo! Ma finchè noi staremo sotto la frusta di questi manigoldi saremo sempre macerati a questo modo. - Vorrei sentire un po' che potremo noi fare per non esserlo? - prorompeva un terzo a cui era toccata una forte botta sul naso. - O che! Non avete voi due braccia, due mani ed un coltello? Non sapete che anche gli scellerati son di carne e d'ossa al paro di voi? Chi v'impedisce dal non farne un compiuto massacro? - Ah, voi li temete n'è vero, avete paura de' loro ceffi torti......! O, vedrete se io li temerò, se me la pagherà colui – per San Gavino! Sentite, e qui il popolano si toglieva rispettosamente il berretto – per San Gavino, colui me la pagherà ben cara – e non più tardi di questo giorno istesso! - La cavalcata irrompente continuava a sbaragliare la folla allorchè il Bastardo colpito dalla vaghissima vista d'un oggetto, raffrenò lo scalpitante destriero.

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