Colori
La bella di Osilo
Marcello Cossu
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Le campane di Salvenero pertanto aveano ripresa lena. Ora si segnavano i rintocchi delle cerimonie. Entro chiesa, sull'altare maggior e, si stava apparecchiando un sontuoso faldistorio a frange d'oro, tempestato a borchie - ed un altro fuori dalla sagra presso alla Porta Santa, la quale era una porticina praticata nella parete della stessa sagra - in quest'ultimo sarebbesi seduto l'Abbate prima di eseguirsi la solenne apertura. La chiesa era addobbata da larghi drapelloni rabescati – gli ori e gli argenti vi erano a profusione – i ceri, innumerabili. - Un raggio di sole penetrando nella rotonda invetriata, illuminava fantasticamente la maggior parte della navata. Quivi, in mezzo ad aurei candelabri disposti in bell'ordine, e ad una moltitudine di popolo infervorato nella preghiera, s'ergeva il simulacro del glorioso Santo. All'ora stabilita si celebrò la messa con tutta pompa, fra un concento di coristi e di monaci - indi si fece la solita processione in giro al sobborgo col simulacro del Santo: mancava solo l'apertura della Porta Santa. Finalmente l'Abbate del monistero, rivestito di abili sacerdotali, si dispone d'intraprendere l'ambita cerimonia. Egli compare sulla soglia della sagra: venerando è il suo aspetto, maestoso il suo sguardo; la sua fronte è rugata per la tarda etò - i suoi bianchi capelli sono cinti da una mitra di fino zendado a diamanti. Egli si appoggia con gravità pastorale al baccolo d'argento; lo segue un corteggio di monaci e di maggiori, portanti croci e bandiere a vari colori - e contegnosi e pronti ai suoi ordini. L' Abbate volge i passi alla Porta Santa - tutto il popolo gli tien dietro con indescrivibile ansietà. - Egli vi giunge e si siede sul faldistorio. Tre dei più rispettabili anziani si presentano allora a lui, e uno di essi gli porge un martello; egli lo riceve con austero cipiglio e si avvicina alla misteriosa porta vi batte tre colpi misurati, ed ecco il sospirato varco aprirsi - la porta cigolando sui cardini si spalanca e un onda di popolo vi prorompe intuonando l'inno di ringraziamento a Dio. La solenne cerimonia era qui finita. Quella porta si lasciava aperta per lo spazio di un mese – quando si racchiudeva – vi era concessione d'Indulgenza Plenaria per tutti coloro che l'avevano varcata.
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Poco stante alla descritta scena si udirono i rintocchi della campana che segnavano l'ora stabilita per il Palio. - Tutti i festeggianti, quasi tocchi dall'elettrico, a quel segno si videro sbucare dalle case, dalle strade e accorrere con ansia sullo spianato. - La festa ripigliava lena. Intanto dalla strada maestra del sobborgo venivano sei graziosi corsieri sottili e vispi come capriuoli. Ciascuno di essi era tenuto pel freno dal rispettivo fantino vestito di bianco, col berrettino rosso – ogni corsiero era solo adorno di un collare di brocato, guernito di sonagli. Ai piedi dell'altipiano ove si scorgono le rovine del monistero, evvi un vallone irrigato da un torrente e da molte fontane di freschissime acque. Allora questo vallone offriva un bellissimo aspetto: esso veniva coltivato con assidua cura dai monaci di Vallombrosa come lor feudo – ormai il solo modesto vomere lo solca. In questa località si eseguiva appunto la corsa dei barberi, tradizionale in Sardegna, e senza cui la festa si direbbe senz'alloro. Dopo circa mezz'ora i barberi erano arrivati al sito destinato – i graziosi fantini li inforcarono, e ormai erano tutt'orecchi a udire il segno che si doveva dare da un Anziano. Questi finalmente tolse un corno e vi soffio forte, a cui i fantini gridarono ad una voce: << Uno >> - seguì un secondo suono, e quelli: << Due >> - finalmente un terzo, il quale però fu perduto fra il rimbombo del terreno calpestato dai cavalli, fra un nuvolone di polvere e le grida frenetiche degli aspettatori. [...] Ben diceva io, - esclamavano tanti - che il baio dorato di Ploaghe avrebbe vinto il primo premio - vedetelo, è arrivato già alla meta. - E quì battimani e giubilanti grida. - Il secondo giunge or ora - è il Nero di Bisarciò. Domine che slanci! Gli viene appresso il Buero di Sassari il Griggio- ferro d'Ampurias vorrebbe raggiungerlo; ma si – aspetta un altro poco che ti farà vedere la coda.... Anche l'Isabella di Sorres aspira ad un premio. - guardala, come si spiega - e l'avrà il suo premio.... ve' ve' quei ragazzacci che si preparono a riceverla come le conviene. - Qui si levò un grido generale di dolore. - Che cosa è stato? - Una grande sciagura! Una grande sciagura! - Il Castano dei monaci deviò la strada e precipitò se, e il fantino da una rupe! [...] che se con ciò si andrebbe infallantemente incontro alla perdita della razza dei barberi, almeno si avrebbe il vantaggio di non venir angustiati gli avventori e si risparmierebbero molte vittime! - Eppoi si sa, la corsa dei barberi è un avanzo di barbari. I nostri alipidi, uno dopo l'altro raggiunsero la meta ed ebbero il rispettivo premo. - Al primo fu donato un drappo di costoso damasco; al secondo altro drappo di brocato ed al terzo, del velluto. Gli altri non si ebbero che parole di conforto.
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La tapezzeria è di sciamito celeste a stelle d'argento che contribuisce a dare alla camera un aspetto di cielo sereno.
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Il suo bianchissimo viso si confonde nella candida tela di bucato – solo vi brilla il corallino labbro, tumidetto, disposto all'ozio presuntuoso del sonno innocente - ed una treccia bionda e vellutata che scorre tortuosa sull'origliere e perdersi fra le pieghe delle coltri.
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In quel momento nasceva il sole – un suo raggio d'oro penetrando nella colorita invetriata fugò l'incerto bagliore della camera, rendendola più bella e vieppiù sfolgorante pel riflesso degli addobbi.